Page 11 - Bollettino di Numismatica on line - Materiali n. 16-2014
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Roma, Museo Nazionale Romano	     Collezione di Vittorio Emanuele III
BdN online, Materiali 16 (2014)                           Marco Bazzini

      La Collezione Reale include quattordici esemplari del tipo con “M” onciale e otto del tipo con
“M” capitale; il peso medio dei primi è ca. g 2,0561, mentre quello dei secondi, calcolato su sei pez-
zi, è ca. g 2,06562. Gli Gnecchi riportano per entrambe le varianti titoli compresi tra 902 e 905 ‰63.
Questo valore è in linea con quanto evidenziato nelle liste di monete già citate ed ulteriormente
confermato dal titolo dei grossi piacentini che a Bergamo nel 1303 furono tariffati dieci denari impe-
riali, allo stesso modo di ambrogini e grossi pavesi64. L’inizio della loro produzione è incerta, forse
cominciò nel 129865. Per il passaggio tra la prima e la seconda varietà, un’indicazione può forse
venire dal ripostiglio di Romanengo, la cui data di chiusura dovrebbe essere di poco posteriore il
130666.

Denari imperiali piani a nome di Fredericus imperator (cat. nn. 292-311)
      Sono stati inseriti nel presente fascicolo i denari piani con leggenda fredericvs iprt (Fredericus

imperator) e mediolanvm che sul CNI sono attribuiti al periodo di Federico II di Svevia imperatore e
re d’Italia (1218-1250)67. La stessa datazione del CNI è accolta da Ottorino Murari e anche in opere
più recenti68. Solo ultimamente se n’è precisato meglio il periodo di coniazione riconoscendolo in
quello che va da circa la metà del Duecento al 131069.

      La Raccolta Reale comprende venti esemplari qui suddivisi in quattro varietà probabilmen-
te corrispondenti ad emissioni tra loro successive. Come per gli ambrogini, anche per quanto
riguarda i denari imperiali piani, la collezione di Vittorio Emanuele III dovrebbe essere pres-
soché completa, sebbene nel Corpus ne siano censite venti varianti, molte delle quali apparen-
temente mancanti al Re. In realtà alcune di esse sono inesistenti, originate da letture errate di
esemplari in cattivo stato di conservazione, mentre di altre varianti resta da accertare l’effettiva
esistenza70.

      Tra alcune varietà del denaro imperiale e altrettante tipologie di ambrogini si possono notare
caratteristiche similari (contorno perlinato/rigato; presenza di lettere di tipo capitale/onciale) senza
però che per il momento si possano stabilire legami cronologici tra esse. Non ne conosciamo di-
rettamente il tenore di fino, ma è probabile che le prime emissioni avessero un titolo di ca. 250‰,
simile a quello dei coevi denari imperiali piacentini, o leggermente più alto71. Esso rimase stabile
per alcuni decenni dopodiché cominciò ad abbassarsi72. I dati relativi al denaro piacentino sembra-
no confermare questo svilimento73.

Prima tipologia (cat. nn. 292-295)74
      I pesi variano da g 0,90 a 0,80. Il titolo non è conosciuto ma dovrebbe essere di ca. 250 ‰75.

La loro coniazione ebbe inizio circa nel 1250, senza che per il momento se ne possa precisare l’ef-
fettiva durata.

      Per alcuni di questi esemplari l’individuazione sul CNI è risultata problematica a causa delle
differenze tra la descrizione datane sul Corpus e quanto effettivamente si può osservare sui pezzi76.
Di questa tipologia in Collezione è presente un falso d’epoca (cat. n. 296).

Seconda tipologia (cat. nn. 297-301)77
      Sono qui presenti cinque esemplari con pesi che variano da g 0,91 a 0,86. Il titolo non è noto.
      Non è possibile definirne con precisione il periodo di coniazione.

Terza tipologia (cat. nn. 302-304)78
      Gli esemplari in Collezione Reale sono tre, con pesi variabili fra g 0,91 e 0,85. Per la presenza

della “E” onciale, questa tipologia di denaro imperiale si può prudentemente accostare agli ambro-
gini con “M” onciale79, per i quali si è proposta dubitativamente una datazione compresa tra l’inizio

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