Page 12 - Bollettino di Numismatica on line - Materiali n. 16-2014
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Roma, Museo Nazionale Romano	     Collezione di Vittorio Emanuele III
BdN online, Materiali 16 (2014)                           Marco Bazzini

degli anni ottanta e la fine degli anni novanta del Duecento. Tale rapporto resta però da precisare
meglio. Il periodo di coniazione suggerito, compreso tra la fine degli anni settanta e gli ultimi anni
del Duecento, richiede ulteriori approfondimenti.

Quarta tipologia (cat. nn. 305-311)
      Questa tipologia è contraddistinta dalla presenza di una rosetta pentafilla al dritto, al centro

delle lettere iprt e di altre due al rovescio, al posto dei precedenti trifogli, ancora presenti ma ri-
dotti di dimensioni e collocati ai lati delle due rosette80. Gli esemplari in Collezione sono sette, con
pesi compresi tra 0,87 e 0,71 g, dunque mediamente più bassi rispetto alle altre tipologie81. Il titolo
dovrebbe essere di ca. 240/236 ‰, sceso alla fine del primo decennio del Trecento a ca. 220 ‰82.
L’emissione si data dagli ultimi anni del Duecento, forse dal 1298/99, in concomitanza con quella
degli ambrogini piccoli. Nel primo decennio del Trecento i denari milanesi furono imitati dalle
zecche di Acqui, Chivasso, Cortemilia e Incisa83. Matzke ha fatto notare come i denari della zecca
di Chivasso generalmente assegnati a Giovanni I Paleologo (1338-1372) in realtà debbano essere
attribuiti a Giovanni I di Monferrato (1292-1305), fornendo in tal modo un significativo termine ante
quem per i denari imperiali di Milano84.

Denari terzoli a nome di Henricus imperator (cat. nn. 312-320)
      Già Biondelli nel 1869, pur non essendo riuscito a inquadrarne correttamente l’inizio delle

emissioni, ritenne che la produzione di terzoli fosse continuata nella seconda metà del XIII secolo,
durante il periodo della “Prima Repubblica”85. Nel 1888 gli Gnecchi utilizzarono il testo del Biondelli
come introduzione al loro volume sulla zecca di Milano, ma non tennero conto di quanto osservato
dallo studioso milanese e attribuirono i denari terzoli al periodo di Enrico III, IV o V di Franconia
imperatori e re d’Italia (1039-1125). La datazione proposta dagli Gnecchi fu in seguito ripresa nel
CNI e da gran parte degli studiosi che se ne sono occupati, sebbene a volte con alcuni importanti
aggiustamenti86. Non si ritiene opportuno rifare in questa sede la storia degli studi sul denaro ter-
zolo, rimandando all’introduzione di Luca Gianazza al precedente fascicolo del Bollettino di Numi-
smatica on line, Materiali dedicato alla zecca di Milano87.

      Alcuni esemplari con specifiche caratteristiche morfologiche, ponderali e di fino sono stati
rinvenuti in contesti databili alla seconda metà del Duecento e all’inizio del Trecento, confermando
come la coniazione dei denari terzoli non s’interruppe nel 1125 come indicato dagli Gnecchi e sul
CNI e neppure alla metà del XIII secolo come supposto da Murari ma proseguì per tutto il periodo
della “Repubblica”, come aveva indicato Biondelli e forse fino all’inizio del Trecento88. In questo
fascicolo sono compresi i denari terzoli “repubblicani” che si ritengono coniati nella seconda metà
del Duecento, mentre le emissioni più antiche sono state inserite in quello precedente. Si tratta
complessivamente di nove pezzi dei quali uno con leggenda •• / ric / n con la “N” in forma di “H”
(cat. n. 312) e otto con leggenda (he) / ric / (due rosette esafille) (cat. nn. 313-320). Il peso medio
dei terzoli con le rosette calcolato su sette esemplari è di g 0,5189, con un peso massimo di g 0,58
e uno minimo di g 0,45. Di queste emissioni tarde di denari terzoli sul CNI sono registrate alcune
varianti delle quali la Collezione Reale non include solamente quella con tre rosette90, la cui reale
esistenza, a mio avviso dubbia, andrebbe verificata con un accurato controllo nelle raccolte di mu-
sei e collezioni private.

Ambrogino d’oro (cat. n. 321)
      Sono almeno tre i documenti che attestano l’emissione di ambrogini d’oro: un documento con-

tabile del 1303, la lista di monete, databile tra il 1300 ed il 1305, contenuta in un trattato di aritmetica
conservato presso la biblioteca Marciana di Venezia e infine una grida monetaria milanese datata

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