Page 14 - Bollettino di Numismatica on line - Materiali n. 16-2014
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Roma, Museo Nazionale Romano	     Collezione di Vittorio Emanuele III
BdN online, Materiali 16 (2014)                           Marco Bazzini

chi documenti che andrebbero verificati, il più vecchio dei quali è del 4 ottobre 1311. Da quanto si
può osservare, negli ultimi mesi dell’anno a Bergamo e a Milano il cambio del fiorino passò da ca.
28 soldi di imperiali a ca. 19 soldi e mezzo103; contemporaneamente anche il ducato di Venezia fu
valutato ca. 19 soldi e mezzo. La ratio tra i due valori è in pratica di 3:2, cioè lo stesso rapporto che
nell’editto appena ricordato viene fissato per il cambio degli imperiali vecchi con quelli nuovi. Se i
documenti fossero confermati, proverebbero che almeno in parte la riforma fu realizzata, con la conia-
zione e l’entrata in circolazione almeno dei denari imperiali e, verosimilmente, dei grossi. Quest’ultimi
sono da riconoscere nei cosiddetti grossi “con l’aquila” i quali, pur possedendo un peso ed un titolo
diversi dagli imperiales grossi del bando, ne condividono tuttavia la stessa quantità di fino104.

      Il rapporto di 3:2 imposto alle vecchie monete fu mantenuto e rinnovato nel proclama del
7 novembre 1311, dove a fiorini, genovini e ducati fu imposto un valore di ca. 19 soldi e mez-
zo105.

      Nel bando del 13 gennaio 1312, dove ancora una volta vengono indicate le caratteristiche
delle monete da coniare nelle zecche del Regnum, per i denari imperiali fu stabilito un peso te-
orico differente rispetto a quello fissato nel bando di agosto106. Nessuna delle tipologie di monete
grosse a nome di Enrico VII oggi conosciute possiede caratteristiche come quelle prescritte in
questo editto per gli imperiales grossi o per i grossi terzoli (imperiales terciori) e oggi si ritiene
che queste monete non furono emesse da nessuna delle zecche “imperiali”107. Verosimilmente
non furono coniati nemmeno gli augustali, sebbene alcuni studiosi li riconoscano nella rarissima
tipologia a nome di Federico II con il busto coronato dell’imperatore108. La battitura dei nuovi
denari imperiali invece dovrebbe essere proseguita senza modificazioni rispetto alle emissioni
dell’anno precedente109.

      Tra l’incoronazione a re d’Italia del 6 gennaio 1311 e quella imperiale, a Roma, del 29 giugno
1312, la zecca di Milano coniò, oltre al grosso “con l’aquila”, alcune altre tipologie di moneta grossa.
Lo testimoniano sia i molti esemplari conservatisi, sia il proclama del 7 novembre 1311110. Tra le mo-
nete di Enrico VII oggi note, l’unica che ha caratteristiche tali da poter essere scambiata per dodici
imperiali, così come espressamente fissato nell’editto, è quella dal peso di ca. g 1,8/1,9, recante la
leggenda henricvs rex e mediolanvm, con al rovescio la rappresentazione di sant’Ambrogio seduto
(cat. nn. 334-335). I cosiddetti grossi da due soldi e i grossi “con l’aquila” possiedono invece un fino
troppo elevato per un simile valore di cambio. Il grosso da due soldi (ambrogino nuovo grosso per
chi scrive) a sua volta sembra essere un multiplo esatto del grosso da dodici imperiali. Esso po-
trebbe dunque essere coevo a quest’ultimo e non essere stato menzionato nell’editto proprio per il
fatto di avere un valore esattamente doppio rispetto a quello del suo spezzato. La questione però
rimane aperta.

      Se stabilire il periodo di emissione delle monete milanesi di Enrico VII con il titolo di rex
risulta complesso, ancora più difficile è determinare quello delle monete recanti il titolo di im-
perator. Se infatti il termine post quem è senz’altro da riconoscere nella data dell’incoronazione
imperiale del 29 giugno 1312, quella della sua morte il 24 agosto del 1313 come terminus ad
quem è tutt’altro che certo: i collegamenti stilistici e formali, a mio parere indiscutibili, tra al-
cune monete a nome di Enrico VII e altrettante di Ludovico il Bavaro si possono spiegare sol-
tanto ipotizzando una vicinanza temporale tra le emissioni a nome dei due imperatori. Credo
pertanto che le coniazioni a nome Enrico VII siano proseguite per un certo tempo anche dopo
la sua morte111.
Ambrogini nuovi grossi e ambrogini nuovi piccoli (o imperiali grossi) con il titolo di rex (cat. nn.
322-327 e nn. 334-335)

      Ritengo utile commentare insieme queste due monete perché strettamente legate tra loro:
pesi, titoli e rappresentazioni fanno infatti pensare che si tratti di nominali valutati uno esattamente

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