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Notiziario PNS n. 14.2/2021 11
Fig. 5 – Palazzo Chiablese, Torino. Dettaglio del mobile
medagliere.
cose appartenenti all’antichità, le quali già erano state raccolte a spese dell’università, ovvero
regalate dal Re” . L’anno successivo, in una stanza della biblioteca, furono esposte “alcune
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centinaia di medaglie d’oro e d’argento, molte migliaia di bronzo donate dal Re insieme con
parecchi camei ed antichi eccellenti intagli”.
Risulta quindi evidente come nell’arco di una ventina di anni il giovane Museo di An-
tichità conoscesse un graduale incremento e organizzazione delle collezioni numismatiche,
per quanto non sia possibile ricostruirne con precisione la consistenza e la corretta collo-
cazione, dapprima al primo piano del palazzo dell’Università, successivamente (1761-1763),
ad opera dello stesso Bartoli, al piano terreno nel “salone delle antichità minute e delle me-
daglie”, all’interno di due mobili medaglieri dotati rispettivamente di 216 e 76 piani scorre-
voli, elemento che induce a confermare l’incremento della collezione . Le commissioni reali
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all’ebanista Pietro Piffetti tra il 1737 e il 1763 non consentono di riconoscere con sicurezza
degli armadi destinati ai medaglieri all’interno delle residenze sabaude e ancor meno entro
il nuovo museo: uno è forse l’armadio-medagliere intarsiato conservato nella camera del re
della Palazzina di Caccia di Stupinigi, mentre altri “coffani” citati negli inventari di Palazzo
Reale sono forse da individuarsi nei due medaglieri coll’ossatura in noce commissionati nel
1739 e da interpretarsi come contenitori temporanei per il trasporto, dato il basso costo della
lavorazione. Un bellissimo mobile intarsiato di cui si conserva la parte superiore ospitante
60 cassetti, ciascuno con 24 caselle (quindi per contenere 1440 monete più ripiani e scom-
parti laterali e superiori), oggi conservato nei corridoi di Palazzo Chiablese, doveva presu-
mibilmente ospitare i 196 aurei, 130 monete d’argento e 400 in bronzo rinvenute nel 1752 a
Industria (sito romano presso Monteu da Po), in quanto a lato delle vaschette reca la scritta
a inchiostro “IND.”, e si può quindi ipotizzare che non solo l’arredo possa essere stato in
qualche modo legato al museo, ma che l’istituto stesso abbia avviato fin dalla metà del secolo
un continuo incremento delle sue collezioni (fig. 5).
Già la Guida de’ forestieri per la Real Città di Torino del Craveri (fig. 6), nel 1753,
menziona del resto più di 30000 monete “in oro, in argento, ed in metallo” conservate nel
“Museo delle Antichità” della Regia Università degli Studi . Ma poco o nulla sappiamo delle
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dinamiche di incremento di questa collezione numismatica: pochi anni dopo, il Gibbon
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nel suo diario del viaggio tra Ginevra e Roma, nella visita al museo torinese sito nel palazzo
dell’Università, il 5 maggio 1764, ricordando l’incontro con il conservatore del “nuovo” Mu-
Il MonetIere del Museo dI AntIchItà: storIa delle collezIonI E. Panero
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