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Il Medagliere del Complesso Monumentale della Pilotta, Parma

Il Museo Archeologico Nazionale - Storia

Museo Nazionale Archeologico di Parma © SBAER

Il Ducale Museo d'antichità, oggi Museo Archeologico Nazionale di Parma, fu fondato nel 1760 da don Filippo di Borbone in concomitanza con l'avvio dell'esplorazione della cittadina romana di Veleia (PC), diventando il primo – e a lungo isolato – esempio in Italia settentrionale di istituzione legata a un'impresa archeologica. Da Veleia giunsero al Museo i frammenti della Tabula Alimentaria traianea e della Lex de Gallia Cisalpina, bronzi figurati, suppellettili e monete provenienti dallo scavo, oltre alle dodici statue marmoree di membri della dinastia giulio-claudiache furono però destinate alla Galleria da poco costituita presso l'Accademia (saranno cedute al Museo solo nel 1866).
Con l'acquisizione, sul finire del Settecento, dei materiali provenienti dall'esplorazione nel sito dell'antica Luceria, presso Ciano d'Enza, l'istituto divenne punto di riferimento per l'archeologia del territorio del Ducato. Nel frattempo si arricchì di sculture antiche provenienti da Roma, appartenute ai Gonzaga di Guastalla e alle collezioni farnesiane, e di un ricco Medagliere.
La "buona duchessa" Maria Luigia arricchì poi il Museo con l'acquisto di importanti e corpose collezioni numismatiche, di ceramica greca, magnogreca ed etrusca e di oggetti egizi, e gli assegnò la sede attuale nel Palazzo, trasferendolo dal piccolo fabbricato annesso alla Pilotta in cui originariamente si trovava. Sotto il suo governo (1815-1847), l'intensa attività edilizia condotta in città fu, inoltre, occasione per la riscoperta del teatro romano, dell'anfiteatro e di ampi brani del tessuto urbano antico: molti dei materiali rinvenuti confluirono nelle collezioni del Museo.
All'indomani dell'unificazione nazionale, grazie soprattutto all'opera di Luigi Pigorini e Pellegrino Strobel, vi si costituì, infine, una delle più notevoli raccolte preistoriche dell'Italia settentrionale, poi ulteriormente incrementata dalle ricerche di Maria Bernabò Brea sull'età del Bronzo.


Luigi Pigorini

Le collezioni storiche si sono formate a partire dal Settecento, e raccolgono opere non legate alla storia e all'archeologia del territorio parmense, ma provenienti da collezioni precedenti l'istituzione del Museo e da acquisti ottocenteschi.

Marmi

La raccolta di sculture di età romana, proviene principalmente dalle collezioni dei Gonzaga di Guastalla e dei Farnese di Parma. Si segnalano tra queste ultime la testa di Zeus in marmo greco proveniente, come i colossi in basanite esposti in Pinacoteca, dagli scavi di Francesco Farnese sul Palatino: le tre opere dovevano anticamente ornare il settore di rappresentanza del Palazzo imperiale di Domiziano. Sempre alle collezioni farnesiane apparteneva la splendida copia marmorea di età romana dell'Eros di Prassitele. Sono esposti inoltre pregevoli materiali etruschi ed italici, tra cui ceramiche, specchi e bronzetti etruschi, e una piccola collezione paleocristiana. Altre copie romane di originali greci ed ellenistici facevano invece parte delle collezioni Gonzaga, quali il Satiro flautista di Lisippo e la testa colossale del dio Serapide, copia della testa del colosso fatto realizzare da Tolomeo II ad Alessandria d'Egitto. A completare la sezione delle sculture vi sono diversi ritratti di epoca romana, tra ci si segnalano il ritratto dell'imperatore Lucio Vero e il ritratto di giovane di età Giulio-Claudia dalle collezioni Gonzaga, e alcuni busti datati alla fine del II sec. d.C. Da ultimo, di provenienza ignota è il fondo di bacino in "alabastro fiorito" (marmo giallo-rosato del Marocco) con testa di divinità fluviale a rilievo, già nella Collezione Canonici.

Materiali greci ed etruschi

A partire dagli anni '30 del 1800, sotto la direzione Lopez, i primi importanti scavi delle ricche necropoli etrusche risvegliano l'interesse nei confronti di nuove classi di materiali, quali ceramiche, oggetti in bronzo e terracotte. L'intensa attività di acquisti e scambi condotta nel corso di circa due decenni porta il Museo ad acquisire un ricco e variegato repertorio.

Le ceramiche, provenienti in gran parte dalle esplorazioni condotte a Vulci, spaziano dalle produzioni di età geometrica (IX-VII sec. a.C.) alle raffinate produzioni attiche a figure nere e a figure rosse, dipinte con soggetti tratti dalla mitologia (come l'anfora a figure rosse con episodi delle vita di Eracle) e dalla vita quotidiana (ad esempio l'anfora con scene a soggetto militare).
La Magna Grecia è rappresentata da una ricca raccolta di vasellame prodotto nell'antica Apulia (l'odierna Puglia): sono esposti sia vasi caratteristici del gusto e della cultura locale, come le tipiche "trozzelle", che oggetti che riflettono l'inflenza della cultura greca, come i grandi crateri vivacemente dipinti con scene di banchetto.
Per finire, la cultura etrusca è rappresentata da vasellame, in particolare i tipici contenitori in bucchero (soprattutto calici, coppe e brocche), da oggetti in terracotta (urnette cinerarie e testine decorative) e da bronzi, tra i quali raffinati specchi, statuette e uno splendido elmo di tipo corinzio.

Materiali paleocristiani

L'esigua raccolta di materiali tardoromani e paleocristiani si è formata grazie ad una serie di acquisti e donazioni. La collezione è composta da alcune iscrizioni funerarie paleocristiane provenienti da Roma, e da una selezione di manufatti di lusso caratteristici del gusto del tardo impero, tra cui un vetro decorato mediante l'applicazione di una foglia d'oro graffita, e una raffinatissima placchetta in avorio istoriata con scene della vita di Cristo. (tratto da http://pilotta.beniculturali.it)

  
Visita il sito del Museo
http://www.pilotta.beniculturali.it 

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