Page 8 - Bollettino di Numismatica on line - Materiali n. 36-2015
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Roma, Museo Nazionale Romano                                           Collezione di Vittorio Emanuele III

          Bollettino di Numismatica, Materiali 36 (2015)                                    D. Fabrizi - A. Giuliani



          Coniazioni e flussi monetari
               Escludendo il denaro “ibrido” della zecca di Ortona e i vari cavalli, emessi alla stampa re-
          gnicola  (aragonese, francese), le coniazioni esaminate sono di tipo “imitativo”, riprendono cioè
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          l’impronta di conio delle monete forestiere più diffuse nelle aree economiche di pertinenza, e si
          distinguono in cinque gruppi.
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          • Gruppo A: grosso, imita il conio autonomo di Ancona (secoli XIII-XIV), detto agontano .
          • Gruppo B: bolognino, da ripartire in tre sottogruppi:
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            − sottogruppo B1 (busto del Santo), imita il conio papale di Roma per Urbano V (1362-1370) ;
            −  sottogruppo B2 (mezza figura benedicente del Santo), imita il conio dell’Aquila per Ladislao
               d’Angiò-Durazzo (1386-1414) ;
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            −  sottogruppo B3 (grande A), imita il conio comunale di Bologna (1191-1337), emesso a nome
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               dell’imperatore Enrico VI di Svevia (1190-1197) .
          • Gruppo C: denaro, da ripartire in due sottogruppi:
            − sottogruppo C1 (tre lettere radiali), imita il conio autonomo di Ancona (secoli XIII-XIV) ;
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            − sottogruppo C2 (volto del Santo), imita il conio repubblicano di Milano (1447-1450) .
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          • Gruppo D: quattrino, imita il conio repubblicano di Firenze .
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          •  Gruppo E: tornese, imita il conio di Chiarenza (Grecia franca) per Guillaume de Villehardouin
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            (1245-1278) .
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               In relazione alle carte d’archivio  e ai ritrovamenti monetari , questo aspetto aiuta a delineare
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          i flussi di denaro, veicolati generalmente da e verso Roma (sede papale e meta di pellegrinaggio),
          le città mercantili dell’Italia centrale (fra cui Bologna, Ravenna, Lucca, Siena, Ancona e Macerata), la
          “Via degli Abruzzi” (l’asse che in una decina di giorni a cavallo o poco più univa Firenze a Napoli,
          attraversando fra l’altro Arezzo, Perugia, Aquila, Sulmona, Isernia e Capua, ma da cui transitavano
          anche le colonie nordeuropee, milanesi e lombarde in genere) e gli scali adriatici regnicoli (i porti
          abruzzesi di Ortona e San Vito, strategici in occasione delle fiere di Lanciano e frequentati dalle
          marinerie dalmate, e quelli pugliesi di Barletta, Trani, Bari e Brindisi, proiettati a Levante e punti
          d’imbarco per la Terrasanta), posti sulle rotte della Repubblica di Venezia . Utile alla ricostruzione
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          delle dinamiche si rivela il “Tesoro Ceccarini” , un ripostiglio misto  (secoli XII-XVI) di 3.782 mo-
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          nete occultato nella città vecchia di Perugia al principio del XVI secolo  e rinvenuto nel 1929 da
          un panificatore (tale Renato Ceccarini), durante i lavori di sterro e realizzazione di opere murarie in
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          Via Volte della Pace, nel fondo di sua proprietà ; pur limitate, dal punto di vista numerico, rispetto
          alle consistenze di altre zecche (su tutte quella di Firenze, che fa registrare 1.390 grossi), la presenza
          dei materiali lavorati in 6 zecche abruzzesi (Aquila: 1 bolognino; Atri: 6 grossi; Chieti: 15 grossi e
          1 bolognino; Cittaducale: 5 grossi; Guardiagrele: 1 bolognino; Ortona: 2 bolognini), oltre a fornire
          nuovi e insperati elementi di riscontro su produzione, circolazione e scambi della moneta, ridelinea,
          specie per la zecca di Chieti, i censimenti afferenti le tirature civiche (1459-1465).

          Geografia delle zecche. Tradizione, limiti e nuove scoperte
               Rispetto al Corpus, le conoscenze storiografiche, che dal 1939 ad oggi sono state incrementate
          anche dalla scoperta di nuovi e presunti  luoghi di produzione (fig. 3), hanno portato alla rettifica
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          di alcuni elementi di catalogazione (zecca, autorità emittente, periodo emissivo, nominale), meglio
          specificati nelle singole schedature dei pezzi, e ad espungere le voci riguardanti le zecche di Alvito,
          Luco e Manoppello, la cui esistenza non è documentata, ma frutto della tradizione numismatica o,
          in altri casi, di una lettura dei materiali condizionata dallo scadente stato conservativo dei reperti e
          dai pochi ragguagli del tempo .
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