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Roma, Museo Nazionale Romano                                           Collezione di Vittorio Emanuele III

         Bollettino di Numismatica, Materiali 36 (2015)                                    D. Fabrizi - A. Giuliani



         Amatrice (Abruzzo Ultra)
              Oltre ai cavalli che presentano (al R/) elementi certi di esclusività territoriale (la sigla di zecca,
                                                                              83
         rappresentata dall’arme civica, cioè una croce, sormontata da gigli , entro scudo, e il motto civico
         FIDELIS AMATRIX, ispirato forse a un privilegio del 1486, siglato per la reintegra di Cittareale nella
                                                                                                         84
         giurisdizione di Amatrice, premiata dalla casa regnante ob fidelitatem erga eum observatam ), gli
         estensori del Corpus e la moderna letteratura attribuiscono ad Amatrice anche le serie generiche,
         a nome di Ferdinando I e Federico d’Aragona, contrassegnate in esergo dalla lettera M, sigla di un
         maestro di zecca da ritenere membro della famiglia Miraballe (?), banchieri-zecchieri in affari con
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         la corona di Napoli . Per l’affinità con i cavalli emessi sotto la direzione di Gian Carlo Tramontano
         (1488-1514), responsabile della zecca centrale e di alcune sedi minori (dai censimenti, almeno Aqui-
         la e Brindisi), la schedatura dei pezzi (3 per Ferdinando I, 2 per Federico) di queste due serie con-
         fluisce nell’Appendice, perché da attribuire alla zecca di Napoli, dove gli usi giuridico-amministrativi
         non prevedevano segni distintivi del luogo di produzione.
              Tipologie non presenti nella Collezione di Vittorio Emanuele III di Savoia:
              –  cavallo per Ferdinando I d’Aragona, serie senza sigla del maestro di zecca, con (al R/) motto
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                civico e sigla di zecca sul dorso del cavallo, censito dal Corpus ;
              –  cavallo per Federico d’Aragona, con (al R/) sigla di zecca sul dorso del cavallo e lettera L (si-
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                gla di ignoto maestro di zecca) in esergo, reso noto, a metà degli anni Sessanta, da Tinozzi .

         Tabella B – Esemplari della zecca di Amatrice nella Collezione di Vittorio Emanuele III di Savoia
                Autorità        Governo     Nominale      Metallo      Anno          Serie/Sigle     Esemplari

                                                                                    motto civico
              Ferdinando I      1458-1494     cavallo      rame       post 1486    (senza sigla del      1
              d’Aragona re
                                                                                  maestro di zecca)
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                   “                “           “            “           “            e sigla M          3
                                                                                  (maestro di zecca)
                                                                                   sigla di zecca 88
                   “                “           “            “           “            e sigla M          2
                                                                                  (maestro di zecca)

         Atri (Abruzzo Citra)
              La linea di confine tra le coniazioni di Giosia Acquaviva (1459-1462), duca di Atri e signore di
         Teramo, passato alla fazione angioina per non aver riconosciuto la successione al trono di Ferdinan-
         do I d’Aragona , e quelle di Matteo da Capua (1462-1464) dei conti d’Altavilla, che il sovrano aveva
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         nominato (1458) viceré d’Abruzzo – con dimora a Chieti – promettendogli il feudo, è segnata dagli
         eventi del 22 febbraio 1462, giorno in cui Giosia, deponendo le armi, consegnava le terre in suo
         possesso al contendente . Al primo appartengono il bolognino (tipo con la grande A) e il denaro,
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         marcati in genere dall’arme feudale (il leone rampante) e inneggianti al potere ducale; al secondo,
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         invece, afferiscono il grosso  e il bolognino  (tipo con il busto del Santo), contrassegnati anche loro
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         dall’arme feudale (lo scudo a banda trasversale), ma ispirati all’iconografia sacra e al culto per san
         Nicola di Bari, venerato in città . L’esame diretto dei bolognini per Giosia Acquaviva ha permesso,
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         infatti, di accertare l’esistenza di una serie (Atri, cat. n. 1) priva dell’arme feudale (il leone rampan-
         te); la parte iniziale di leggenda (sia al D/, che dai censimenti risulta essere il punto convenzionale
         della moneta, sia al R/), dove non si rilevano (?) simboli d’interpunzione, non ha evidenziato tracce
         di conio riconducibili all’arme feudale (cfr. la fig. 4 con la fig. 5), indicata invece dagli estensori del
         Corpus (forse per un refuso?) e tramandata in letteratura.


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