Page 7 - Bollettino di Numismatica on line - Materiali n. 35-2015
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Roma, Museo Nazionale Romano	     Collezione di Vittorio Emanuele III
BdN online, Materiali 35 (2015)          Arianna DʼOttone Rambach

      Nel volgere di quegli stessi anni, dall’altra parte dell’Atlantico, un altro grande collezionista Virgil M.
Brand (1862-1926), la cui raccolta ammontava a più di 360.000 pezzi, iniziava ad interessarsi alle monete
arabo-islamiche27. E certo la copertina del Times dedicata a Vittorio Emanuele III nel giugno 1925 contribuì
a far conoscere il volto del Re collezionista anche oltreoceano.

      Il piano originario del Corpus, diviso in ventisei sezioni geografiche, corrispondenti ad altrettanti
volumi, contemplava, oltre alle regioni del giovane Regno d’Italia, anche Malta, Armenia, Cipro, Siria e
Africa. L’interesse per le zecche del Mediterraneo orientale dipendenti da città italiane o con zecchieri ita-
liani, si può ben comprendere28. La presenza di esemplari battuti in zecche siciliane, quando la Sicilia era
sotto il controllo arabo-islamico, costituisce, dal canto suo, un elemento significativo da un punto di vista
metodologico29. Il passato arabo-islamico della Sicilia – una di quelle regioni europee ad aver fatto parte
della Dār al-Islām – ora amministrata dai principi aghlabiti del Nord Africa, ora controllata dai califfi fa-
timidi del Cairo, veniva incluso de facto nella Collezione Reale e, quindi, nella storia e nella monetazione
italiana30. Vittorio Emanuele III, insomma, non escluse dalla sua collezione emissioni straniere battute sul
suolo italiano.

      Tuttavia il piano originario del CNI non venne rispettato – il volume XVIII venne dedicato alle zecche
minori dell’Italia meridionale continentale, non a quelle siciliane – e il progetto non fu mai completato.
Sebbene una bozza del volume XXI, idealmente destinato alle zecche siciliane e maltesi, sembrerebbe esse-
re stata in preparazione31, e sebbene già nel 1948 Pietro Oddo fosse stato designato conservatore della Col-
lezione Reale con l’incarico di provvedere, oltre che a una revisione dei materiali, anche alla pubblicazione
dei volumi mancanti del Corpus32, né il volume XXI33 né altri vennero mai pubblicati. Anzi, l’esistenza
stessa di una bozza del volume XXI – di cui, se mai esistita, si è persa ogni traccia – è discussa. Stando a re-
centi testimonianze non furono mai trovati […] né il tempo, né la persona competente, né i fondi necessari
e forse neanche la voglia di allestire un volume XXI34, dedicato alla Sicilia e comprensivo delle monete
arabe35. La Seconda Guerra Mondiale e la successiva abdicazione dell’allora Re d’Italia determinarono la
fine del progetto – o almeno del progetto del CNI a cura di Vittorio Emanuele e dei suoi collaboratori36.
Nonostante le intricate vicende che investirono la Collezione Reale dopo l’armistizio37, nel 1972 avvenne
il trasferimento della collezione che Vittorio Emanuele III donò allo Stato italiano – collezione che è stata
definita come la più ricca raccolta di monete italiane esistente38 – nel Gabinetto Numismatico del Museo
Nazionale Romano39.

In continuità con quell’originario progetto, gli esemplari in arabo – quasi tutti in oro – facenti parte della
Collezione Reale sono qui identificati, catalogati e illustrati ai lettori, specialisti e appassionati di numisma-
tica e specialmente di numismatica araba.

Gli studi arabi in Italia tra fine Ottocento e prima metà del Novecento
      L’unità d’Italia e il successivo trasferimento della capitale del Regno da Firenze a Roma, nel 1871,

costituiscono un punto di partenza ideale per delineare il milieu degli studi orientali e, in particolare arabo-
islamici, in Italia negli anni a cavallo tra la fine dell’Ottocento40 e il primo Novecento41. Questo excursus,
che non ha pretese di esaustività42, intende concorrere, da un lato, a gettare luce su un periodo assai fecon-
do per l’orientalistica italiana43 e, dall’altro, appare utile per comprendere quella lacuna nella storia degli
studi che ha determinato l’oblio nel quale sono cadute, per tanti decenni, le monete arabe della Collezione
Reale44.

      I cambiamenti nella vita culturale romana, a partire dal 1871 sono consistenti. Quello stesso anno, per
esempio, venne dato incarico a Giuseppe Narducci di realizzare un “Piano per la fondazione in Roma d’una
Biblioteca Nazionale”. La Biblioteca Nazionale Centrale “Vittorio Emanuele II” venne inaugurata nel 1876
e possedeva, sin dalla sua nascita, un nucleo di manoscritti arabi. Un primo catalogo dei codici arabi della
BNCR fu redatto da Ignazio Guidi (Roma, 1844-1935)45 che fu custode, dal 1873 al 1876, del Gabinetto

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