Page 11 - Bollettino di Numismatica on line - Materiali n. 35-2015
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Roma, Museo Nazionale Romano	     Collezione di Vittorio Emanuele III
BdN online, Materiali 35 (2015)          Arianna DʼOttone Rambach

      La corrispondenza erudita tra Seicento e Settecento offre, poi, una messe non trascurabile di riferimen-
ti a monete arabe circolanti tra i membri, collezionisti e dotti, della République des Lettres87. Un accenno a
due monete arabe (“medaglie arabiche”) si ritrova, per esempio, in una lettera di un altro veneziano e illu-
stre collezionista: Apostolo Zeno (1688-1750) 88. Questi, scrivendo il 7 Agosto 1728 al fratello, Pier Cateri-
no Zeno (1666-1732), pur ammettendo di non comprenderne la lingua dei pezzi in scrittura araba, cerca di
avanzare ipotesi sul possibile significato iconografico di uno di essi89. Il collezionismo numismatico vene-
ziano del Settecento aveva, certo, un accesso privilegiato alle monete provenienti dal Levante e aristocratici
come Giannantonio Soderini raccoglievano, nel corso di viaggi in Egitto, Turchia e Terra Santa, esemplari
che andavano ad arricchire le loro raccolte90.

      Per la Sicilia91 va segnalato l’interesse che Filippo Paruta (Palermo, 1552-1629)92, nel volume dedicato
alle monete dell’isola, aveva dimostrato per la monetazione araba, includendo nel suo lavoro alcuni esem-
plari, ritrovati a Palermo e in altri siti, per l’identificazione dei quali poté contare sull’interpretazione – pur
fallace – del religioso Mario Pace93.

      E non potevano mancare pezzi arabi, battuti in Sicilia, nella collezione “cufica” – di monete, sigilli,
intagli e altri oggetti islamici – del cardinale Stefano Borgia (Velletri, 1731 - Lione, 1804)94.

      Ma è la Sicilia che, nell’ultimo quarto del Settecento, attirò l’attenzione degli orientalisti a causa delle
discusse scoperte, letterarie e numismatiche, collegate all’attività dell’abate, di origine maltese, Giuseppe
Vella (Malta, 1749 - Mezzomonreale, 1814)95. Se le vicende relative ai falsi manoscritti del Vella sono note
e non necessitano di essere qui ulteriormente ricordate96, merita invece attenzione la sua attività di colle-
zionista di monete. Giuseppe Vella, sulla scorta del Museum Cuficum Nanianum e del Museum Cuficum
Borgianum, creò, infatti, un suo Museum Cuficum Panormensis e aiutò l’abate Alfonso Airoldi (Palermo,
1729-1817)97 a realizzare un altro “museo cufico”, di circa mille esemplari, tra i quali non mancavano dei
falsi98. La presenza di ricche raccolte di monete, anche arabe, in Sicilia, alla fine del Settecento, non deve
sorprendere99: merita di essere ricordata qui, per esempio, la Collezione Astuto, di Antonino Astuto barone
di Fagione (1742-1822), contenente anche pezzi arabi, e quella del tenente colonnello Giuseppe Saverio
Poli (1746-1825), che contava circa trecento monete arabe100.

      I numerosi ritrovamenti di monete e ripostigli sul territorio siciliano hanno contribuito ad arricchire le
raccolte di aristocratici e dotti locali e sono successivamente confluite in diverse istituzioni museali pubbli-
che101. La Collezione Airoldi, per esempio, alla morte del suo proprietario, entrò a far parte dei fondi della
Biblioteca comunale di Palermo102 e venne catalogata da Vincenzo Mortillaro (1806-1888)103 in primis e
successivamente da Bartolomeo Lagumina (1850-1931)104.

      Ma era la Collezione Vella, all’epoca, la raccolta considerata come la più ampia collezione special-
mente per le monete, i vasi e gli oggetti “cufici” vari – sebbene esistano stime discordanti sul numero
dei suoi pezzi105. Quanto al destino della Collezione Vella, parte di essa confluì nelle raccolte del Museo
Nazionale di Palermo106 e parte fu dispersa dallo stesso Vella attraverso vendite e doni107. A giudicare da
alcuni pezzi inviati in dono dall’abate maltese all’orientalista e numismatico tedesco Olaf G. Tychsen108, la
Collezione Vella comprendeva esemplari preziosi e unici109.

      Gli studi dedicati al nascere della numismatica islamica, che proprio in quegli anni si andava afferman-
do come disciplina scientifica, vedono come protagonisti orientalisti italiani e stranieri, spesso in contatto
tra loro per via epistolare110.

      Del network epistolare di Tychsen111, oltre al Vella, fece parte anche l’arabista e numismatico, di origi-
ne libanese, ma romano per educazione e patavino d’adozione, Simone Assemani (1752-1821)112. Simone
Assemani fu l’autore del catalogo di una parte della collezione di monete cufiche e sigilli arabi di Jacopo
Nani (1725-1797)113. Pur non essendovi nella Collezione Nani monete arabe battute in Sicilia, o prove-
nienti dall’isola, Simone Assemani fu uno dei primi a pubblicare quelle che inizialmente definì “monete di
vetro”114 osservando cautamente: Se tali vetri abbiano avuto valore di monete è cosa incerta. Nella Sicilia

si sono trovate molte cose di simil genere. Speriamo ora, poiché il chiarissimo Principe di Torremuzza Ga-

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