Page 7 - Bollettino di Numismatica - Materiali n. 32-2015
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Roma, Museo Nazionale Romano Collezione di Vittorio Emanuele III Bollettino di Numismatica, Materiali 32 (2015) L. Gianazza - A. Toffanin ponderali e iconografche appaiono del tutto identiche a quelle osservabili su monete emesse già dalla fne del Trecento Questo aspetto è particolarmente evidente nei sesini , nelle controverse 16 17 terline (che ora però richiedono di essere più correttamente denominate imperiali da due) e in un pezzo di modulo maggiore che la letteratura tradizionale classifca in maniera pressoché concorde come grosso da due, ma che proprio per la piena corrispondenza coi pegioni a nome di Giovanni 18 19 Maria, Gian Carlo ed Estore non appare a questo punto un azzardo ritenere anch’esso un pegione Più netto, al contrario, appare il cambiamento realizzato nel corso degli anni centrali della signoria di Filippo Maria Visconti, per quanto diffcile da precisare nei suoi dettagli a seguito, una volta di più, della pressoché totale assenza di fonti dirette Ne abbiamo notizia solo grazie a una cronaca veneziana coeva, che ricorda come nell’estate del 1429 vi fosse in circolazione un quantitativo molto rilevante di monede cative e doloroxe, dunque sopravvalutate rispetto al loro 20 contenuto intrinseco, che furono causa di non pochi squilibri ai commerci Frattanto, il corso delle monete d’oro aveva subito importanti accelerazioni: un decreto del 7 giugno 1426 riporta che monete auri expenduntur et currunt multo majori pretio quam debent Il 9 giugno 1427 un 21 altro decreto mette in luce un fenomeno di esportazione di moneta d’argento dal Ducato proprio a seguito dell’eccessivo corso dell’oro (pro quo quidem auri excessivo cursu, territorium nostrorum, argento et monetis argenteis, dietim evacuantur) Nel 1435 il valore del ducato d’oro aveva ormai 22 raggiunto il valore di 64 soldi imperiali , il più alto mai toccato prima di allora, per poi rallentare di 23 24 nuovo, scendere leggermente e mantenersi stabile fno alla metà del secolo intorno ai 61-63 soldi Un nuovo punto di equilibrio fu trovato solo intorno alla metà degli anni Trenta del Quattrocento Anche in questo frangente ignoriamo la natura degli interventi operati dalle autorità governative, ma è verosimile attenderci un nuovo, radicale cambiamento nella moneta prodotta nella zecca di Milano Da un decreto ducale del 24 ottobre 1436 apprendiamo infatti come in quella data fosse già in circolazione una moneta dalla caratteristiche mutate rispetto alle serie precedenti Il 25 provvedimento imponeva che i commerci dovessero essere regolati solo utilizzando una moneta “nuova” (statuimus […] quod decetero in quibuscunque rebus et negotiis uniformiter omnes nova moneta utanturet vetera moneta utantur, solum secundum aextimatione et computum monetae novae), in apparenza rivalutata rispetto alla vecchia, in quanto in esso si stabiliva come il ducato d’oro non potesse essere più cambiato se non a un corso di 40 soldi imperiali, e che un soldo “nuovo” – un nominale di cui non si aveva più traccia dall’epoca di Gian Galeazzo Visconti – dovesse essere accettato per tre sesini emessi prima di tale data Ma sull’effettivo successo di questa operazione si possono sollevare svariati dubbi, in particolare nel momento in cui si considera come il corso del ducato d’oro registrato in anni immediatamente successivi resti ben al di sopra del 26 valore indicato nel decreto Più ragionevolmente dobbiamo attenderci che questa rivalutazione non abbia avuto successo, e che il rinnovamento della moneta abbia piuttosto seguito una direzione opposta, mutandone le caratteristiche intrinseche all’insegna di una svalutazione, per quanto di natura non molto aggressiva La stabilità così raggiunta si sarebbe mantenuta anche durante gli anni della Repubblica Ambrosiana Se si raffrontano le caratteristiche del sesino indicate nei capitolati del 1447 e del 19 aprile 1452 non si osserva infatti alcun cambiamento né in termini di contenuto di metallo prezioso, né di peso Si tratta ad ogni modo di una moneta ormai profondamente diversa da quella coniata 27 all’inizio del Quattrocento, che ha lasciato per strada circa la metà del suo valore, e che durante la signoria sforzesca sarà destinata ancora a subire pesanti riduzioni L’analisi dei ritrovamenti viene solo in parte a compensare le scarse indicazioni che giungono dalle fonti scritte Monete di Filippo Maria Visconti sono documentate in alcuni ripostigli, così come 28 in ritrovamenti singoli Tra i più rilevanti, si possono ricordare i ripostigli del Castello Sforzesco di Milano (1913) , del Castello Visconteo di Legnano (1979) e di Monza 30 31 29 7
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