Page 6 - Bollettino di Numismatica - Materiali n. 32-2015
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Roma, Museo Nazionale Romano Collezione di Vittorio Emanuele III Bollettino di Numismatica, Materiali 32 (2015) L. Gianazza - A. Toffanin Un’operazione di questo genere si dimostra però tutt’altro che immediata, né soprattutto priva di rischi Fin da un primo esame della documentazione riferibile all’epoca di Filippo Maria Visconti ci si rende subito conto di come si abbia a disposizione un insieme di fonti nel complesso deludente, sia in termini di numero che di contenuto Molti documenti sono andati perduti nei secoli, e solo 4 una minima parte di quelli sopravvissuti appare di concreta utilità per lo scopo che ci si prefgge Nello specifco, dobbiamo rilevare come non siano noti capitolati di appalto della zecca né altri documenti in grado di fornire indicazioni sulle caratteristiche delle monete realizzate nell’offcina milanese nel corso della prima metà del Quattrocento Gli unici dati, peraltro parziali, riguardano gli anni immediatamente precedenti e successivi il principato di Filippo Maria, e fanno riferimento 6 5 7 al 1400-1402 – con una minima integrazione per il 1408 – e al 1447 Un loro raffronto ci permette comunque di avere una chiara percezione dell’entità dei cambiamenti subiti dalla moneta locale negli anni intercorsi tra la loro redazione: prendendo come riferimento il contenuto intrinseco del soldo, si nota ad esempio come per la lira imperiale di Milano si sia andati incontro a una riduzione di valore del 45 % circa in poco meno di mezzo secolo, quasi il doppio di quanto osservabile 8 per la lira di Venezia che, invece, diminuì appena del 25 % Ma come tutto ciò avvenne, e con che rapidità questa svalutazione si sia manifestata, resta al momento ignoto proprio in ragione dell’incompletezza della documentazione disponibile Per l’ampio intervallo racchiuso tra questi due estremi non disponiamo infatti che di indicazioni indirette la cui interpretazione, come si vedrà nel seguito, si presta a non poche ambiguità Le gride riferibili ai primi otto-dieci anni del principato di Filippo Maria Visconti portano a ritenere che il Ducato di Milano abbia vissuto in quel periodo una ritrovata stabilità sul piano monetario dopo gli squilibri registrati in precedenza, in particolare con Giovanni Maria, Gian Carlo ed Estore (1402-1412) Furono intraprese azioni per ristabilire l’ordine nelle monete in mistura, riuscendo in tempi rapidissimi a eliminare dalla circolazione i bissoli da due terzi di imperiale 9 introdotti da Giovanni Maria Visconti nel 1402 Si cercò di contrastare la presenza di moneta 10 11 falsa diffusa nel territorio del Ducato di Milano e si operò per normalizzare i corsi delle valute, in particolare quelle d’oro Tra il 1402 e il 1408 il ducato d’oro balzò da 34 a 48 soldi imperiali, raggiungendo un picco di 56 soldi nel 1409, per poi rallentare la sua crescita, attestandosi intorno ai 50 soldi nel 1413 e mantenendo quel valore almeno fno al 1420 o al 1421 12 Questa sostanziale stabilità dei primi anni del principato di Filippo Maria Visconti si sarebbe tradotta in una continuità anche dal punto di vista delle monete prodotte dalla zecca di Milano Tra le monete citate in una grida del 1° agosto 1420 ritroviamo infatti i medesimi nominali in uso alla 13 fne del Trecento con Gian Galeazzo Visconti e successivamente mantenuti con Giovanni Maria Nell’insieme di monete etichettate come mediolanenses nel documento in questione compaiono grossi, pegioni, ottini, sesini e quattrini Si riscontrano alcune leggere variazioni dei corsi: gli ottini risultano tariffati a nove denari imperiali (uno in più, dunque, rispetto a quanto indicato nella 14 grida del 1409), mentre i pegioni a ventuno Un dato, questo che può essere interpretato come indizio di potenziali cambiamenti a carattere svalutativo nella moneta di conto durante il decennio intercorso tra i due provvedimenti, di cui però al momento non è possibile precisare meglio l’entità, ma che proprio in base ai valori appena riportati non avrebbe assunto caratteristiche così estreme come quelle invece già messe in luce durante il periodo di Bernabò e Gian Galeazzo Visconti 15 Per la prima volta viene inoltre documentato un allargamento del numero di monete straniere – in particolare di Asti, Monferrato e Savoia – ammesse a circolare nel Ducato di Milano, debitamente ragguagliate, di cui non c’era evidenza altrettanto chiara nelle gride precedenti Una conferma di questa continuità viene inoltre dalle tipologie proposte dagli esemplari All’interno della serie di monete a suo nome riconosciamo alcuni nominali le cui caratteristiche 6
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