Page 8 - Bollettino di Numismatica - Materiali n. 30-2015
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Roma, Museo Nazionale Romano Collezione di Vittorio Emanuele III Bollettino di Numismatica, Materiali 30 (2015) M Bazzini - A Toffanin La grida riporta anche due differenti tipi di sesini: i sesini vecchi (sexini veteres), ora quotati sette denari imperiali, e quelli nuovi della zecca di Pavia , valutati quattro denari imperiali. Si tratta 26 di un particolare molto interessante perché consente di mettere in relazione e confrontare il sesino vecchio con quello nuovo. Con ogni probabilità, infatti, i due differenti valori corrispondono a un diverso contenuto di fno. Si noti inoltre come in questa grida del 31 agosto 1409 non sia citato espressamente il corso del sesino milanese (benché, come si dirà meglio in seguito, nei sexini vete- res si debbano vedere proprio quelli di Milano), ma solo quello del sesino pavese. Anche in questo caso si tratta di un’annotazione importante, che permette di fare alcune considerazioni su questo 27 nominale apparentemente mancante nella serie delle monete emesse da Giovanni Maria , ma che invece fu verosimilmente battuto in almeno tre tipologie differenti (v. infra). Accanto ai diversi tipi di pegioni e sesini, nella stessa grida vengono poi citati gli ottini (v. supra) dal valore di otto denari e i quattrini veteres il cui corso viene elevato a cinque denari. In questo caso si tratta dei vecchi sesini di Bernabò Visconti (1355-1385) il cui valore nel 1383 era sta- 28 to abbassato a quattro denari imperiali . Questo valore in seguito si era mantenuto invariato, fno, appunto, al 31 agosto 1409. Per quanto riguarda la moneta minuta, innanzitutto sono citati gli imperiali vecchi (imperiales veteres) il cui valore rimane invariato a un denaro. Appare verosimile che sotto questa voce fossero raggruppate tutte le emissioni di denari imperiali emessi a partire da Azzone Visconti (1330-1339) 29 (ma forse anche gli imperiali di Lodovico IV il Bavaro) fno a Bernabò Visconti . Tutte queste monete avevano mutuato dalle precedenti la tipologia, caratterizzata da una croce al dritto e una 30 scritta su più righe al rovescio . Essa restò invariata fno a quando Gian Galeazzo, divenuto unico dominus di Milano (1385), la cambiò inserendo nel campo, al posto della scritta su più linee, le sue iniziali (G - Z) in caratteri gotici. Non è chiaro se in questa grida i denari imperiali di Gian Galeazzo fossero ancora equiparati ai veteres. Certo è che il mercato non doveva apprezzarli particolarmente. Pochi giorni dopo (7 settembre) fu infatti necessario emettere un nuovo proclama per rendere noto alla popolazione, che nel frattempo aveva cominciato a rifutarli o a praticare disaggi sul loro cam- bio, il verdetto favorevole di una apposita commissione di esperti creata ad hoc per pronunciarsi 31 sulla loro bontà . Tuttavia ciò non dovette tranquillizzare l’opinione pubblica, tanto che subito dopo (12 settembre) la camera ducale fu costretta ad accogliere - e non solo per i denari imperiali - le quotazioni praticate dal libero mercato . Questa disparità di trattamento degli imperiali di Gian 32 Galeazzo rispetto a quelli vecchi, attuato dal mercato, risulta particolarmente evidente nel caso del loro rapporto con una altra tipologia di denaro imperiale, il bissolo. I bissoli vengono qui menzionati per la prima volta, subito dopo i denari imperiali vecchi. Nel decreto ducale sono chiamati imperiali nuovi, mentre il popolo li designa con il nome di bissoli (imperiales novi vocati bissoni) senz’altro per la rappresentazione della biscia viscontea presente 33 a tutto campo sul dritto . La loro quotazione è qui fssata in ⅔ di denaro imperiale (sottinteso, vetus). Come evidenziato anche in questo caso da Zerbi , la nuova moneta doveva essere sovra- 34 stimata perché successivamente, il 12 settembre 1409 in modo implicito e il 31 dicembre 1410 espressamente, la loro quotazione sarà fssata a ½ imperiale vecchio (ora indicato come imperiale bono, cioè buono) mentre i denari imperiali di Gian Galeazzo expendantur et cursum habeant videlicet tres ex ipsis pro imperialibus duobus bonis . Questa diversità di valutazione era sicura- 35 mente causata da una differenza di fno. La lista di monete presente in un codice manoscritto con- servato presso la Biblioteca Trivulziana di Milano e databile a ca. la metà del secondo decennio del Quattrocento cita gli inperiali del Galeazo da Milano e gli inperiali dele lett[ere (?)] da Mila- no . Ai primi attribuisce un titolo di ca. 118‰, mentre quello dei secondi è indicato in ca. 160‰. 36 Pensiamo che si tratti proprio dei due tipi di denari imperiali qui in esame. Gli imperiali “dele let- tere” sarebbero quelli veteres, con la scritta su più righe nel campo. 8
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