Page 6 - Bollettino di Numismatica - Materiali n. 30-2015
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Roma, Museo Nazionale Romano Collezione di Vittorio Emanuele III Bollettino di Numismatica, Materiali 30 (2015) M Bazzini - A Toffanin Estore Visconti e il nipote Giovanni di Carlo, detto il Piccinino, furono acclamati domini Mediolani nel broletto cittadino dai loro sostenitori. Il loro governo su Milano durerà però solamente un mese: il 16 giugno Filippo Maria, che nel frattempo aveva assunto il titolo di Duca e dichiarato di voler sposare la vedova di Facino Cane ottenendo per sé le grandi ricchezze accumulate da quest’ultimo, entrò solennemente in città, da cui i due usurpatori erano fuggiti il giorno prima rifugiandosi a Monza: la città era da diversi anni in mano a Estore il quale in precedenza vi aveva fatto coniare moneta a suo nome e probabilmente anche a nome del nipote Giovanni (Gian Carlo) (v. infra). Estore sarà ucciso durante l’assedio del castello di Monza nel febbraio del 1413, mentre Gian Carlo rifugiatosi presso la corte imperiale, morirà assassinato a Parigi nel 1418. Le manovre monetarie di Giovanni Maria Visconti Il periodo che va dalla morte di Gian Galeazzo (1402) a quella di Giovanni Maria (1412) fu per Milano una fase di estremo disordine monetario e i pochi documenti superstiti, studiati principal- mente da Zerbi, Soldi Rondinini e Cipolla , non consentono di fare chiarezza. 6 Negli anni 1403-1404 non vi furono rilevanti aumenti di prezzi, soprattutto per quanto riguarda 7 gli alimentari in genere e il frumento . Questo fatto potrebbe indicare che nei primi tempi dopo la morte del duca Gian Galeazzo non furono tentate manovre monetarie. È invece a partire dal 1404/1405 che le fonti registrano un generale aumento del costo della vita, contemporaneamente a un’ondata di pandemie e di carestie, ma anche in concomitanza con la stipulazione tra Giovanni Maria e il Comune di Milano di una convenzione in base alla quale l’amministrazione fnanziaria passava in toto al Comune stesso. La caotica situazione politica e la mancanza di denaro nelle casse ducali dovettero forse portare inizialmente a una riduzione dei quantitativi di moneta emessa e successivamente a una generale svalutazione delle varie specie monetarie . 8 Biondelli ha calcolato che nel 1350 la lira milanese dovesse contenere g 23,408 di argento fno, 9 scesa a g 20,562 nel 1400 . A causa della mancanza di documentazione, per gli anni 1402 e 1407 Cipol- la ha stimato in modo indiretto la quantità d’argento di una lira. Secondo questi dati nel 1402 sarebbe stata di ca. g 8,6, scesi nel 1407 a ca. g 8,3 . Se corretti, suggerirebbero una svalutazione di oltre il 10 40% nel giro di pochissimo tempo. Tuttavia, non è chiaro su quali basi Cipolla abbia determinato le due grandezze sopra citate. Esse sembrerebbero calcolate prendendo come moneta di riferimento il bissolo la cui lira aveva un contenuto d’argento di ca. g 9,36 . Ma il bissolo non era l’unica moneta 11 12 corrente emessa in quegli anni . Giovanni Maria coniò anche pegioni e ottini, sebbene sia ancora da chiarire in che periodi e in quali quantità. Il pegione è noto in almeno quattro varianti principali e tran- ne la prima tipologia, forse di peso e lega leggermente più alti rispetto alle altre (v. infra), le emissioni successive (a partire dal 1405?) avevano un peso di ca. g 2,36 e un titolo all’incirca di 512/510‰ . Il 13 contenuto di fno era quindi di ca. g 1,21. Poiché ciascuno di essi valeva 18 denari imperiali, una lira (13 pegioni e ⅓) avrebbe corrisposto a ca. g 16,5 d’argento. Se questi calcoli sono corretti, attorno al 1405 la moneta milanese aveva subito una svalutazione di ca. il 22 % rispetto a cinque anni prima. Si tratta di una svalutazione più leggera di quanto ipotizzato da Cipolla (ca. il 40 %) ma sempre consi- stente. In circa cinquant’anni la lira milanese aveva subito una progressiva e incessante diminuzione di valore che non troverà sosta neppure nel successivo periodo sforzesco. Forse nel 1406, o forse alcuni anni dopo, furono emesse quelle monete che nei documenti coevi sono indicate con il nome di bissoli (moneta bissolorum). Inizialmente il loro corso legale era probabil- mente quello di un denaro imperiale (come si vedrà meglio tra poco, in una grida del 31 agosto 1409 sono signifcativamente chiamati imperiales novi) ma quasi immediatamente fu portato a ⅔ di imperia- le. Tuttavia sul libero mercato la loro quotazione doveva essere ancora inferiore, tanto che il 31 dicem- bre 1410 il Duca fu costretto a prenderne atto portandoli al loro reale valore di ½ denaro imperiale . 14 6
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