Page 5 - Bollettino di Numismatica - Materiali n. 46-2016
P. 5
Roma, Museo Nazionale Romano Collezione di Vittorio Emanuele III Bollettino di Numismatica, Materiali 45 (2016) Stefano Di Virgilio La zecca di BoLogna Parte VIII Da Innocenzo XI (1676-1689) a Innocenzo XII (1691-1700) di Stefano Di Virgilio Innocenzo XI (1676-1689) Durante il pontifcato di papa Innocenzo XI, il comasco Benedetto Odescalchi, la zecca di Bologna emise grandi quantitativi di moneta, principalmente d’argento e mistura (muraiole da 2 bolognini) Da Roma nel 1683 giunse l’ordine di battere nuovamente, e in gran quantità, il testo- 1 ne d’argento da 30 baiocchi, nominale molto apprezzato nello Stato della Chiesa, specialmente a Roma A Bologna il testone (nominale che nella stessa Bologna corrispondeva al gabellone da tre bianchi) non veniva coniato da oltre cinquant’anni e gli ultimi emessi erano quelli di Urba- no VIII datati 1624 Con decreto del 28 febbraio 1683 venne quindi stabilita una coniazione di 2 20 000 scudi in nuovi testoni, che recavano al dritto il busto del Papa a capo scoperto e al rove- scio lo stemma della città, secondo il consueto schema iconografco, molto semplice e ricono- scibile Questa moneta ebbe grande diffusione, tanto da essere facilmente presente nelle attuali collezioni; nello specifco, la Collezione Reale conserva otto esemplari, tutti di ottima qualità Il testone venne nuovamente battuto nel 1686 ma in quantità evidentemente molto più ridotta, tanto che nessun esemplare è presente nella Collezione di Vittorio Emanuele III; quest’ultima emissione si differenzia dalla precedente in quanto mostra il busto del Pontefce con il camauro In città in questo periodo continuavano a circolare le vecchie lire di Paolo V con lo stemma papale al dritto e, al rovescio, san Petronio seduto e l’indicazione del valore, Bol. xx, e i bianchi, col ritratto del Pontefce al dritto e il leone rampante al rovescio Assieme a questi vecchi nominali, ancora molto ben accetti a Bologna, circolavano in parallelo le nuove lire emesse in grandi quantità sotto Alessandro VII e Clemente X Con l’equiparazione del bolognino al baiocco romano, avvenuta di fatto nel 1624, le vecchie lire di Paolo V, così come i vecchi bianchi, assunsero maggior valore rispetto alle nuove lire in quanto più pesanti e con più contenuto d’argento; le vecchie lire e i bian- chi vennero quindi rivalutati rispettivamente a 24 e 12 bolognini, mentre la nuova lira continuava ad avere il proprio valore standard di 20 bolognini Essendo però ancora molto incalzante la richie- sta di un nominale d’argento forte come il testone romano ma simile alla vecchia lira di Paolo V, si optò per la coniazione di un nuovo tipo di moneta, il petronio, così denominato per la presenza del Santo protettore di Bologna al rovescio In pratica venne riemessa una moneta identica alla vec- chia lira di Paolo V ma con un nome diverso e con un valore ben chiaro, indicato al dritto sotto lo stemma di Innocenzo XI, Bol 24 (bolognini 24) Stessa sorte toccò al bianco, il vecchio nominale che ancora resisteva in città, la cui coniazione riprese anche durante il pontifcato di Innocenzo XI A partire da questo Pontefce, e fno a Pio VI, quando venne emesso l’ultimo bianco nel 1795, al rovescio del bianco venne inciso il valore in cifre, 12, espresso naturalmente in bolognini Un altro nominale tipicamente bolognese di cui fu ripresa la coniazione in quantità fu il car- lino o madonnina, battuto tra il 1682 e il 1689, secondo i consueti canoni stilistici, ovvero con lo stemma della città al dritto e la Madonna di san Luca al rovescio Vennero anche coniati mezzi carlini, detti anche mezze madonnine, in tutto simili a quelli emessi sotto il pontifcato di Paolo V, con il piccolo mezzo busto di san Petronio al dritto e l’iscrizione al rovescio Anche sotto Inno- cenzo XI oltre a questi nominali venne coniata la lira, a Bologna ancora chiamata piastra, in tutto uguale alle precedenti, con stemma al dritto e leone rampante al rovescio, col valore 20 impresso 5
   1   2   3   4   5   6   7   8   9   10