Page 5 - Bollettino di Numismatica on line - Materiali n. 57-2017
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Roma, Museo Nazionale Romano                                            Collezione di Vittorio Emanuele III

         Bollettino di Numismatica, Materiali 57 (2017)                                     F. Rossini - A. Toffanin




                                              La zecca di MiLano

                                    Da Gian Galeazzo Maria Sforza (1476-1494)
                            a Ludovico Maria Sforza (1494-1499, febbraio - aprile 1500)


                                       di Fabrizio Rossini e Alessandro Toffanin



         Il contesto storico
              Alla morte di Galeazzo Maria Sforza, avvenuta il 26 dicembre 1476, il Ducato di Milano passò
         nelle mani del primogenito Gian Galeazzo Maria, nato il 20 giugno 1469 nel castello di Abbiategras-
         so, il quale ricevette le insegne ducali e la conseguente formale investitura a duca di Milano il 24
         aprile 1478, prima del compimento del nono anno di età e a distanza di poco meno di un anno e
         mezzo dalla morte del padre . Bona di Savoia, sua madre, firmò il 9 gennaio 1477 l’atto notarile di
         tutela del figlio, implicando così che da quel momento ogni atto di governo fosse emesso congiun-
         tamente da madre e figlio come “duces Mediolani”, situazione che perdurerà sino al 3 novembre
         1480, quando Ludovico Maria Sforza le subentrerà nella reggenza .
              Per il governo del Ducato Bona si affidò al capace segretario, nobile calabrese, Cicco
         Simonetta, che curò al meglio gli affari dello Stato ben consigliandola sulle varie questioni e al contempo
         abilmente vegliando affinché Ludovico detto il Moro, fratello di Galeazzo e zio del giovane Duca,
         non si intromettesse nella gestione del Ducato . Ludovico, infatti, nel maggio 1477 aveva tentato di
         sollevare assieme ai fratelli la popolazione di Milano contro il giovanissimo duca Gian Galeazzo
         Maria . Simonetta aveva stroncato la rivolta sul nascere, grazie alla guarnigione di balestrieri del ca-
         stello di Porta Giovia, facendo in modo che i tre fratelli fossero allontanati dalla città . Approfittando
         dell’assenza del Moro, il 24 aprile 1478, in occasione della festa di san Giorgio, nella cornice di
         una fastosa cerimonia sul sagrato del Duomo di Milano, Gian Galeazzo venne insignito del titolo
         ducale . La cerimonia venne predisposta e attuata nei più minuti dettagli per enfatizzare la solennità
         della carica e ricalcare il protocollo seguito nelle cerimonie passate in modo da fornire la maggio-
         re legittimità possibile all’erede della casata e alla sua elezione a Duca di Milano, suggellata dalla
         consegna della berretta ducale e della spada portati appositamente da due nobili del seguito del
         giovane Duca . Ludovico non si diede però per vinto e determinato a perseguire il disegno di impa-
         dronirsi del Ducato riuscì, servendosi di Antonio Tassino, amante della madre di Gian Galeazzo, a
         far ritorno a Milano nel settembre del 1479 . Subito adoperandosi per gettare nel discredito il potente
         consigliere di Bona Cicco Simonetta, il Moro riuscì nell’intento di farlo accusare di tradimento e
         di farlo imprigionare nel castello di Pavia, dove venne decapitato il 30 ottobre 1480 . Libero così di
         agire, Ludovico per prima cosa si sbarazzò del Tassino rispedendolo a Ferrara, facendo poi trasferire
         la reggente Bona dal castello di Pavia a quello di Abbiategrasso, dove la costrinse a sottoscrivere,
         il 2 novembre 1480, la rinuncia formale alla reggenza e alla tutela del figlio in cambio di una ren-
         dita e del castello stesso, sua nuova residenza . Immediatamente dopo, nella riunione del Consiglio
         ducale del 3 novembre, Ludovico, alla presenza di Gian Galeazzo, venne nominato tutore .
              Gian Galeazzo Maria fu confinato dal potente zio nel castello di Pavia, dove condusse una vita
         agiata e per quanto possibile spensierata; il Moro faceva molta attenzione affinché nessuna cura
         degli affari dello Stato gli fosse sottoposta . Nel frattempo il giovane Duca aveva sposato per procu-
         ra Isabella, figlia di Alfonso d’Aragona, che venne dapprima ospitata nel castello di Porta Giovia e
         successivamente, nel febbraio 1489, in quello di Pavia assieme al consorte . La vita di Gian Galeazzo
         Maria trascorse tutta all’ombra del potente zio per il quale ebbe sempre sentimenti di grande ri-


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