Page 9 - Bollettino di Numismatica on line - Materiali n. 40-2016
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Roma, Museo Nazionale Romano	     Collezione di Vittorio Emanuele III
BdN online, Materiali 40 (2016)                        L. Passera - A. Zub

      Il I tipo di questi denari anonimi che il CNI identificò presenta le seguenti caratteristiche
tipologiche: al dritto è raffigurato il busto frontale di un Vescovo con pallio e mitria che regge il
pastorale nella destra e il libro nella sinistra, attorno corre la leggenda retrograda eriacєnsis (con
le lettere s coricate48). Al rovescio (senza leggenda) è presente un tempio con frontone tra due torri
che hanno cupole triangolari; sopra le cuspidi del frontone e delle torri sono posti tre anelli. Tra le
due torri, sopra il frontone, c’è una croce (Appendice nn. 13-51, Friesach). Nel catalogo a seguire si
dà conto di ciascuna variante censita nel CNI (VI, pp. 3-5 nn. 1-14) ma la serie è attribuita, seppur
dubitativamente, agli Arcivescovi di Salisburgo e alla zecca di Friesach: l’osservazione stilistica porta
a proporre una datazione compresa tra il 1170 e il 1200 ca..

      Le prime monete a portare il nome della città di Aquileia sono assegnabili probabilmente al
patriarca Ulrico II (1161-1182). Si tratta di denari che imitano le emissioni di Friesach recentemente
datate al 1106-117749: sul dritto appare la leggenda aqvilegia.p e il tipo raffigura il busto del Patriar-
ca con mitria che regge il pastorale nella destra e il libro nella sinistra50; al rovescio, anepigrafe,
compare il tipo del tempio a due torri con all’esergo un globetto (CNI VI, p. 6 nn. 1-2: assegnati
a Gotifredo, cat. nn. 5-11). Tali emissioni dimostrano quanto fosse vitale per Aquileia rapportarsi
sempre convenientemente alla moneta di Venezia: quando la Serenissima, nel 1172-1178, adottò lo
standard dei denari di Verona duplicando il valore delle proprie coniazioni, anche per la zecca di
Aquileia fu necessario prendere provvedimenti monetari51. Tale renovatio monetae fu applicata ve-
rosimilmente nel 1177/1178, quindi la datazione delle monete assegnabili a Ulrico deve tener conto
di queste considerazioni cronologiche: la realizzazione delle emissioni si data tra il 1177/1178 e la
fine del Patriarcato di Ulrico II nel 118252.

      In questo periodo, però, Aquileia imitò probabilmente anche il tipo frisacense con leggenda
eriacєnsis: si tratta del II tipo identificato dal Corpus (VI, p. 5 nn. 15-18) nel gruppo di monete
considerate “denari anonimi al tipo di Friesach”. Rispetto ai precedenti poco sopra descritti questi
denari mostrano spesso un tondello scodellato; anche le lettere s della leggenda al dritto sono co-
ricate e il soggetto raffigurato è il medesimo. Tuttavia l’incisione del busto è più accurata: sul petto
compaiono dei globetti verticali tra il pallio e la testa e il libro è ornato da due linee a croce di
sant’Andrea. Anche al rovescio (sempre anepigrafe) è rappresentato il tempio con frontone e due
alte torri ornate di globetto; sopra il frontone è presente una croce ma in esergo sono coniati tre
globetti (cat. nn. 1-4). Due elementi, in particolare, hanno richiamato l’attenzione degli studiosi: la
scodellatura del tondello e i tre globetti all’esergo del rovescio. Le prime monete scodellate di Aqui-
leia sono notoriamente quelle firmate da Pellegrino II (1195-1204, cat. nn. 18-23) e, come si vedrà,
rappresentano una peculiarità distintiva rispetto al modello frisacense. Gli eriacєnsis, perciò, sono
probabilmente da ritenersi databili al tardo XII secolo. Secondo gli autori di MEC 12 (pp. 569-570)
questi denari privi del nome dell’autorità patriarcale vennero coniati in continuità dai patriarchi Ul-
rico II (1161-1182), Gotifredo (1182-1194) e Pellegrino II (1195-1204) nel periodo 1172/1178-1195:
si trattò di un’emissione parallela a quelle (non scodellate) firmate da ciascun Patriarca che si rese
necessaria per fare salvo il cambio con la moneta di Venezia che, come già accennato sopra, era
stata adattata allo standard veronese (di certo nel periodo 1172-1178). Da questo momento nel Pa-
triarcato si era creata una situazione che prevedeva necessariamente due circuiti monetari: il primo
seguiva la vecchia libra di Venezia (il cui denaro era in rapporto di 30:1 col frisacense) e un altro
che seguiva la nuova libra di Venezia (raddoppiata di valore e rapportata a quella veronese, col
denaro veneziano in rapporto 12:1 col frisacense). A questi due circuiti, allora, si fecero corrispon-
dere due diverse monete di stile frisacense che valevano l’una 30 denari vecchi di Venezia, l’altra

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