Page 5 - Bollettino di Numismatica on line - Materiali n. 40-2016
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Roma, Museo Nazionale Romano	     Collezione di Vittorio Emanuele III
BdN online, Materiali 40 (2016)                        L. Passera - A. Zub

                                  La zecca di Aquileia

                  Dalle origini della zecca a Raimondo della Torre (1273-1299)

                                            di Lorenzo Passera e Artur Zub

Introduzione di Lorenzo Passera

      La monetazione della zecca di Aquileia è una tra le più note e collezionate serie del Medio-
evo italiano in ragione dell’importanza storica del Principato ecclesiastico come pure in relazione
all’ambito territoriale circostante del Triveneto, dell’area austriaca e di quella slovena1. La potenza
politica del Patriarcato di Aquileia, costretto a rapportarsi costantemente a livello commerciale con
la vicina Venezia e le realtà transalpine, ne rese le coniazioni ben note e diffuse ben oltre il territo-
rio del Patriarcato, che rappresentava comunque un appetibile corridoio di traffici commerciali tra
l’Oltralpe e il Mar Adriatico2. Riguardo alla struttura politica e territoriale del Patriarcato aquileiese
recentissimi studi hanno rilevato la difficoltà di tracciarne un profilo che risulti chiaro e definito:
la doppia natura dell’autorità patriarcale, che era prima di tutto guida religiosa ma provvista an-
che di potere temporale, rende difficile fornire una lettura storica che appaia conclusiva3. Perfino
l’estensione dei confini, ad esempio, non si presenta di semplice analisi: se da un punto di vista
ecclesiastico i domini della diocesi andavano dal Cadore, alla Stiria, alla Croazia, il controllo politico
dell’intero territorio non fu invece omogeneo: per mantenere e consolidare tale controllo i Patriarchi
ricorsero a formule feudali di concessione di terre e istituzioni che a lungo andare indebolirono il
potere patriarchino stesso.

      La fondazione del Patriarcato avvenne nel 1077 quando l’imperatore Enrico IV assegnò il privi-
legio comitale al patriarca Sigeardo4 per ringraziarlo della sua fedeltà che di fatto gli salvò il trono.
Di quasi cinquant’anni prima (1028) è invece il diritto di coniare moneta concesso ai Patriarchi che
ci è pervenuto grazie ad una copia del 1195. Al di là di questa concessione quasi per nulla sfrut-
tata, come vedremo tra poco, il periodo effettivo di attività della zecca aquileiese può esser fatto
iniziare con l’emissione di monete di piede e stile “germanico” di fine XII secolo e si conclude con
la conquista del Patriarcato da parte della Serenissima Repubblica di Venezia nel 1420. I Patriarchi
esercitarono il diritto di conio lungo tutto questo periodo senza soluzione di continuità adattando
le proprie emissioni all’area monetaria del Triveneto, riuscendo a realizzare denari (soprattutto, ma
anche piccoli) di buon metallo intrinseco che contribuirono a determinarne la presenza costante
nel mercato, come appare testimoniato dai rinvenimenti dell’area italiana nordorientale ma anche
dell’Europa meridionale5.

Le origini del diritto di conio della zecca
      La parte di catalogo del Corpus Nummorum Italicorum dedicata alla serie aquileiese inizia

elencando come primo esemplare un denaro di Poppone (o Poppo) patriarca6, con data presumi-
bile 1028-10457. La moneta di Poppone, conosciuta in un unico esemplare, non è presente nella
collezione di Vittorio Emanuele III di Savoia ma, considerata l’importanza dell’argomento nell’ottica
del presente lavoro, vale la pena ripercorrere le tappe della discussione scientifica sulle origini del
diritto di zecca di Aquileia e su questa moneta di Poppo che ne è direttamente collegata8. La notizia
del diritto di zecca ad Aquileia si trova in un documento del 1195 che è copia di un diploma impe-
riale di Corrado II il Salico, smarrito, datato invece 1028: nel testo si autorizza il patriarca Poppone
a emettere moneta nella città di Aquileia9.

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