Crea/Mostra articolo Crea/Mostra articolo

Vetrine virtuali

Il Medagliere del Museo Archeologico Nazionale di Napoli

Il Medagliere

Il medagliere del Museo Archeologico di Napoli, una delle raccolte più importanti dell'Italia e del mondo per numero di esemplari e per la rarità di molti pezzi, comprende oltre 150.000 esemplari che coprono un lunghissimo arco cronologico, dalle monete di età greca fino alle monete, medaglie, conii e punzoni della zecca borbonica.

La formazione del suo patrimonio ha origine antiche: il primo nucleo è costituito dalla collezione d'impronta rinascimentale dei Farnese, formatasi a Roma, trasferita a Parma e poi giunta a Napoli in eredità a Carlo di Borbone, e dalla collezione dei Carafa di Noja. Questo primo importante patrimonio si arricchì con le raccolte Borgia, Poli, di Francesco I di Borbone, del Medagliere di Monteoliveto oltre che con le migliaia di monete provenienti dagli scavi archeologici delle città vesuviane e da tutta l'Italia meridionale.

Alla metà dell'Ottocento furono annesse la raccolta delle medaglie, dei conii, punzoni e matrici della zecca borbonica, e la raccolta Santangelo composta da oltre 42000 monete. Nel corso del '900 furono acquisiti le collezioni dello Stevens e del senatore Fortunato, e numerosi tesoretti di età greca, romana e moderna provenienti dalla Magna Grecia, Campania e Sannio. Nel medagliere napoletano sono, inoltre, conservate anche tutte le monete (circa 15000) ritrovate fino al 1970 negli scavi di Pompei.

IL PERCORSO DI VISITA

Nel giugno 2001 è stata aperta al pubblico al Museo Archeologico di Napoli la sezione (sei sale) dedicata all'esposizione delle raccolte numismatiche che, seguendo le caratteristiche della formazione del medagliere napoletano, si articola in due sezioni, realizzate con criteri espositivi diversi: la prima è dedicata ai tre più grandi nuclei collezionistici del Museo, la seconda racconta la storia monetaria dell'Italia meridionale dal VI sec. a.C. all'epoca dei Borbone.

Il tema del collezionismo è esemplificato dalla cinquecentesca collezione Farnese con una scelta di monete, medaglioni e "contorniati" che sottolineano i generi preferiti dagli eruditi e dai collezionisti del Rinascimento: i ritratti di uomini "illustri" artefici della storia antica, la rappresentazione di episodi storici noti dalle fonti e i monumenti celebri dell'antichità scomparsi o non più identificabili; dalla collezione del cardinale Stefano Borgia, specchio dell'erudizione e degli interessi antiquari tardo-settecenteschi, con le serie monetali prodotte in Etruria, Umbria, Lazio, Roma e nell'Italia centrale adriatica; da quella del marchese Santangelo, la più grande raccolta napoletana della prima metà dell'Ottocento, con una selezione di monete "italiche" che gli studiosi dell'epoca ritenevano inedite o rare e quindi fondamentali per lo studio della numismatica. L'allestimento di questa sezione ripropone l'immagine di un antico "studio": sono esposti gli splendidi mobili di monete, in pregiato legno intarsiato, appartenuti ai marchese Santangelo, gli espositori moderni riproducono fedelmente quelli utilizzati negli allestimenti ottocenteschi del Museo in sintonia con gli altri elementi d'arredo della sala compreso l'apparato didascalico. Due gigantografie, tratte da incisioni di volumi del Piovene, ricordano al visitatore, attraverso le scene allegoriche, che il ruolo avuto dalle monete è stato quello di perpetuare la memoria della storia del passato strappandola all'ingiuria del tempo, mentre l'esposizione di alcuni volumi a stampa del '500, '600 e '700, appartenenti all'antica Biblioteca del Medagliere, testimoniano lo sviluppo degli studi di numismatica.

Nella seconda sezione circa 7000 monete raccontano la storia monetaria dell'Italia meridionale dal VI secolo a.C. fino all'età medioevale e moderna terminando con la monetazione del Regno di Napoli, un cammino lungo ben venticinque secoli.

Nelle sale dedicate al periodo romano un posto di rilievo occupa il settore dedicato a Pompei Link esterno, la cittadina distrutta dall'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.; le monete sono organizzate secondo la tipologia del loro ritrovamento: l'incasso di una bottega, gli spiccioli o più consistenti gruzzoli recuperati accanto agli scheletri di fuggiaschi in borse di stoffa o cuoio, le cospicue somme conservate in casseforti con gioielli e argenterie; sculture, suppellettili, affreschi e documenti epigrafici danno un'immagine vivace della vita quotidiana, del mercato cittadino e delle attività produttive.

Infine, dopo un'ampia selezione delle emissioni monetarie delle varie dominazioni succedutesi in Italia meridionale, dai Bizantini agli Austro-Spagnoli, l'ultima sala è dedicata alle monete e medaglie dei Borbone, e ai conii e punzoni della zecca del Regno di Napoli, fino all'Unità d'Italia. Per questa seconda sezione si è preferito un allestimento diverso con moderni apparati didascalici ed iconografici che consentono una più agevole comprensione del linguaggio della moneta.

Teresa Giove

  

  • Notiziario n. 1–2013, pp. 30–31 Sfoglia il volume  Apri il volume (MB 7)

IL PATRIMONIO CHE STATE ESPLORANDO RAPPRESENTA LA MEMORIA DELLA COMUNITÀ NAZIONALE E DEL SUO TERRITORIO.
CONOSCERLO È UN DIRITTO, TUTELARLO È UN DOVERE