Page 5 - Bollettino di Numismatica on line - Materiali n. 9-2013
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Roma, Museo Nazionale Romano	    Collezione di Vittorio Emanuele III
BdN online, Materiali 9 (2013)                   Stefano Di Virgilio

                                 La zecca di Bologna

                                                      Parte II
              Da Giovanni I Bentivoglio (1401-1402) a Sisto IV (1471-1484)

                                         di Stefano Di Virgilio

La zecca di Bologna tra il 1401 e il 1484
      Il periodo sicuramente “più complicato” per quanto riguarda le attribuzioni e il conseguente

ordinamento delle monete della zecca di Bologna è quello che va dalla breve presa di potere da
parte di Giovanni I Bentivoglio (1401-1402) al pontificato di Sisto IV (1471-1483), nel pieno dell’a-
scesa della signoria di Giovanni II Bentivoglio. Occorre fare un passo indietro. Dopo la ribellione
del 1376 della città di Bologna al papato, durante la quale venne cacciato il Legato, si ebbe la “Si-
gnoria del popolo e delle arti”, una forma di governo autonomo che durò fino alla fine del secolo.
Fu un periodo di forti tensioni tra la città, che chiedeva sostanzialmente molta più autonomia, e la
Chiesa, la cui autorità però non venne mai messa del tutto in discussione. Solo nel 1447, con i ca-
pitula di Niccolò V, si pose un primo termine alla questione, regolando e definendo precisamente i
rapporti e i limiti tra l’autonomia cittadina e il papato. Grazie ai nuovi accordi stabiliti nei capitula
le magistrature cittadine condividevano la gestione del potere con il Legato, rappresentante dell’au-
torità papale. Si trattava di una forma di governo “misto”, secondo le cui regole né le magistrature
bolognesi né il Legato potevano deliberare alcunché senza il reciproco consenso. Questa forma di
reciproca garanzia sul bilanciamento dei poteri poteva funzionare in teoria, ma in pratica andava
incontro a numerose difficoltà, legate alle particolari vicende politiche del momento e, non ultimo,
alla personalità più o meno spiccata o autorevole del Legato di turno.

      Tra le magistrature cittadine che ebbero maggior peso nel governo di Bologna ci fu quella degli
Anziani consoli che detenne l’effettivo potere sul governo del Comune fino circa al 1330, quando
venne ridimensionata dapprima dall’arrivo di Bertrando del Poggetto e poi dalle successive signorie
dei Pepoli e dei Visconti, riducendosi ad un mero ufficio amministrativo. Tra il 1376 ed il 1400 a Bolo-
gna ci fu, come detto, il governo del “popolo e delle arti” e durante questo periodo di libertà vennero
ripristinate le antiche strutture governative, come quella degli Anziani consoli che di fatto tornò ad
essere l’organo di governo principale della città. Nel 1393 nacque come organo temporaneo e straor-
dinario la magistratura dei Riformatori dello Stato di libertà, composto da 16 membri e con la finalità,
come dice il nome stesso, di riformare una volta per tutte il governo cittadino; questo nuovo organo
di fatto scalzò il precedente degli Anziani divenendo a sua volta il principale centro oligarchico di
potere. L’oligarchia dei 16 Riformatori venne riconosciuta anche nei capitula di Niccolò V, mentre
nel 1466 papa Paolo II ne elevò il numero a 21 rendendo vitalizia tale carica, i cui titolari erano rap-
presentanti delle famiglie nobili bolognesi. Nell’ambito dei Riformatori emerse come preponderante
la famiglia Bentivoglio; Anton Galeazzo venne nominato capo dei Riformatori nel 1416 e lo stesso
accadde ad Annibale I che, eletto nel 1445, trovò la morte nello stesso anno. Fu col successore Sante
Bentivoglio (1445-1463) che si stipularono gli accordi con papa Niccolò V, mentre Giovanni II sarà
nominato presidente a vita dei 16 Riformatori nel 1466. Pur nel rispetto delle autorità cittadine e
della supremazia formale della Chiesa, in questo modo i Bentivoglio divennero di fatto signori di
Bologna.

      Le monete testimoniano perfettamente questo periodo nel quale, alla continua alternanza tra
potere ecclesiastico e autonomia cittadina, si aggiungono, a complicare il quadro, anche i tentativi
di presa di potere signorile da parte dei Visconti e dei Bentivoglio.

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