Page 6 - Bollettino di Numismatica on line - Materiali n. 6-2013
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Roma, Museo Nazionale Romano	    Collezione di Vittorio Emanuele III
BdN online, Materiali 6 (2013)                      Lorenzo Passera

182-184, nn. 1-17; nel catalogo a seguire nn. 1-43). Questi esemplari presentano già un elemento
tipologico caratteristico della serie padovana: una stella a sei raggi che appare su entrambe le fac-
ce accompagnata al dritto dalla legenda +CIVITAS e al rovescio da +DE PADVA. Gran parte delle
monete di questo tipo conservate nella Raccolta Reale provengono da un ripostiglio scoperto agli
inizi del XX secolo: Piovene Rocchette (al riguardo vedi ultra). Per il resto sono monete abbastanza
diffuse in tutto il Triveneto e ben documentate dai rinvenimenti archeologici a testimonianza del
loro successo e della loro diffusione.

      Nella fase di espansione delle signorie territoriali italiane, il Triveneto conobbe il dominio degli
Scaligeri su Verona e Vicenza ed anche Padova nel 1319 si sottomise al potere di Cangrande. La
città, tuttavia, nel 1320 chiese aiuto e protezione all’imperatore tedesco Federico I che la conces-
se inviando un suo delegato che ne faceva le veci. Almeno tre di questi rappresentanti coniarono
moneta in Padova e scelsero di imitare una delle monete di maggior successo nell’Italia medievale:
il grosso aquilino di Merano. La zecca tirolese di Merano, potendo attingere ad abbondanti risorse
argentifere, dalla metà del XIII secolo avviò la produzione dei suoi grossi che recavano al dritto il
tipo dell’aquila ad ali spiegate10: queste monete, di buon argento, erano tuttavia svalutate rispetto
al loro valore nominale il che ne favoriva enormemente la diffusione, l’uso e – come nel caso di
Padova e di altre zecche del nord Italia (Mantova, Parma, Treviso, Vicenza e Verona) – l’imitazione.
L’aspetto dei grossi aquilini padovani, mutuato dagli originali meranesi, rimase invariato per tutto
il periodo di emissione da parte dei delegati imperiali (1320-1328): al dritto l’aquila spiegata era
accompagnata dalla leggenda PADVA REGIA, mentre al rovescio una croce a braccia lunghe divide-
va la leggenda CI-VI-TA-S ed accanto all’ultima lettera del rovescio era raffigurato lo stemmino del
casato del vicario che coniava.

      I tre delegati imperiali al cui nome ci sono note monete sono il vicario Ulrich von Walsee
(1320-1321) (CNI VI, pp. 184-186, nn. 1-18; nel catalogo a seguire nn. 44-66), il capitano Ulrich
von Pfannberg (1324-1325) ed il vice capitano Engelmar von Villanders (1323-1328) (CNI VI, pp.
186-187, nn. 1-4; nel catalogo a seguire nn. 67-71). Le monete assegnate al Pfannberg non compar-
rebbero comunque nella catalogazione del Corpus perché si tratta di un’identificazione recente11.
Lo stemma Walsee è di nero alla fascia d’argento, quello Villanders è di rosso alla fascia increspata
d’argento, mentre quello Pfannberg è spaccato a losanghe e caprioli sovrapposti. Per quanto con-
cerne i periodi di emissione delle monete è da notare che secondo gli ultimi studi gli intervalli
cronologici in cui comprendere le tipologie differiscono in alcuni casi sensibilmente dai tempi di
governo dei vicari. Mentre per il Pfannberg le date coincidono (1324-1325), per Walsee le monete
pare siano state emesse fino al 1324 (ben oltre cioè la sua partenza da Padova nel 1321) e per Vil-
landers invece si ritiene che la coniazione sia da collocarsi nei tre anni successivi: dal 1325 al 1328.
Le ragioni a sostegno di queste cronologie si basano essenzialmente su considerazioni storiche
che possano giustificare i differenti volumi di produzione e la diversa durata delle tre emissioni12.
Molto più interessante è la questione che riguarda la discussione sul diritto di questi rappresentanti
di imporre sulla moneta cittadina il proprio stemma: certo che al momento della presa di possesso
di Padova a nome dell’imperatore i suoi rappresentanti ne controllavano anche la zecca, ma tale
permesso potrebbe esser stato accordato loro non in quanto delegati dell’imperatore, ma in quanto
ricoprivano magistrature cittadine13.

Signoria Carrarese
Ubertino (1338-1345)

      Al decennio di dominio degli Scaligeri sulla città di Padova (1327-1337), durante il quale non
vennero emesse monete, seguì il dominio dei Signori da Carrara e toccò ad Ubertino riavviare una
politica monetaria riprendendo le attività della zecca. Di questo Signore conosciamo solo una moneta,

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