Page 6 - Bollettino di Numismatica on line Materiali n. 26-2015
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Roma, Museo Nazionale Romano Collezione di Vittorio Emanuele III BdN online, Materiali 26 (2015) Lorenzo Bellesia Dal punto di vista numismatico è importante defnire correttamente le monete coniate alla Mi- randola ma che copiavano quelle del nord Europa 5 Senza dubbio la prima ad essere contraffatta fu il dicken, una moneta d’argento battuta negli Stati svizzeri a partire dagli inizi del Cinquecento ed emessa copiosamente tra il 1610 e i primi anni dopo il 1620 in risposta all’infazione che si stava aggravando Pur mantenendo la medesima tipologia, ogni città poneva sulla moneta il proprio stemma e l’immagine del Santo al quale era più devota: ad esempio, ad Uri San Martino, a Lucerna San Leodegario Rivarola copiò l’impostazione standard della moneta inserendo nelle emissioni di Correggio San Quirino e in quelle della Miran- dola San Possidonio (ad esempio CNI IX, pp 171-172 nn 1-8, cat nn 219-221) Il Corpus defnisce 6 tali monete testoni ma la defnizione è sicuramente sbagliata perché nessuna di queste contraffazio- ni arriva ai circa g 9,50 dei testoni italiani coevi, tipicamente quelli papali Non sono testoni neppure le monete di diversa tipologia, cioè con il busto o il mezzo busto del Duca al dritto e lo stemma al rovescio (ad esempio CNI IX, p 157 nn 71-73, cat n 225) Sono invece sicuramente contraffazioni dei quarti di tallero che circolavano in Germania e nei territori imperiali Sempre per rimanere nell’ambito delle contraffazioni di monete tedesche ed imperiali, si ricor- da anche il groschen da 3 kreuzer (CNI IX, pp 163-165 nn 124-137, cat nn 251-262) che di solito non trova problemi per la sua denominazione numismatica perché si tende a trasformare il valore da kreuzer in soldi anche se è possibile che uno zecchiere astuto avesse potuto intendere sesini o quattrini o denari: dipendeva da quanto modesta fosse la lega della moneta e quanto grande invece l’impudenza dello zecchiere Dubbi vi sono altresì sulla corretta defnizione della contraffazione di gran lunga più prodotta alla Mirandola, cioè quella che nel Corpus, e in generale in tutta la letteratura numismatica, viene detta forino (CNI IX, pp 158-160 nn 80-102, cat nn 226-246) Tale defnizione sembra venire da Promis che, nella sua monografa sulle monete di Messerano e Crevacuore, segnalando alcune con- 7 traffazioni del medesimo tipo riportava che esse fra noi si chiamarono forini ma probabilmente egli si riferiva al sistema monetario sabaudo nel quale, agli inizi del Seicento, vi erano appunto 8 monete di basso argento denominate forini È da dubitarsi che tale defnizione fosse stata adottata anche fuori del Piemonte e in particolare nelle altre zecche attive nella produzione di queste con- 9 traffazioni tra cui, appunto, Mirandola Questa moneta fu copiata anche da zecche di area francese 10 dove prese il nome di escalin In ambito olandese si trova invece la defnizione di shelling mentre 11 12 in area tedesca erano pezzi da 12 kreuzer o batzen In tale incertezza è preferibile defnirle nel modo più semplice, cioè contraffazioni di escalin Nel corso del tempo la produzione di Rivarola peggiorò notevolmente e si arrivò a coniare non solo contraffazioni ma anche monete false A seguito delle numerose proteste, nel 1623 lo zecchiere fu arrestato e subì due processi, uno a Correggio e uno alla Mirandola, per il reato di falsa mone- tazione Siro, principe di Correggio, nel 1630 perse il feudo perché accusato di complicità col suo zecchiere; Alessandro invece la fece franca ma sicuramente per alcuni anni tenne la zecca chiusa La seconda fase di apertura della zecca La zecca della Mirandola fu probabilmente riaperta nel 1630, millesimo che si trova su due rarissime monete coniate per il Levante da 6 (CNI IX, p 153 n 49, cat n 271) e 12 bolognini (CNI IX, p 153 n 48, cat n 270) Il nuovo zecchiere era Jacob Padova, ebreo convertito e ribattezzato Gian Francesco Manfredi Egli poi sarà attivo anche a Parma e a Modena dove subirà il giudizio capitale proprio per aver battuto moneta falsa Le sue iniziali I P si trovano in uno splendido e 13 rarissimo scudo (CNI IX, p 153 n 50, cat n 273) da collocarsi accanto alle due monete appena citate e destinato al Levante come contraffazione di tallero Sempre per il Levante sono da citare alcune contraffazioni del tallero del leone olandese datate 1635, 1636 (CNI IX, p 154 n 56, cat 6
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