Page 8 - Bollettino di Numismatica on line - Materiali n. 23-2014
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Roma, Museo Nazionale Romano	     Collezione di Vittorio Emanuele III
BdN online, Materiali 23 (2014)               M. Bazzini - A. Toffanin

del periodo precedente. Gli Gnecchi indicano per questa moneta un titolo di 909‰31; se esatto, il
tenore d’argento sarebbe di ca. g 1,155. Il loro rapporto con gli imperiali risulta di ca. 1:13.

      Riguardo alla moneta indicata dagli Gnecchi e dagli autori successivi come ottavo di soldo o
denari uno e mezzo32, chi scrive ritiene che in realtà avesse un valore nominale differente. In Col-
lezione sono presenti 6 esemplari, con pesi che variano da g 0,95 a g 0,78. Il peso medio dei sei
pezzi è ca. g 0,89 ma sono noti esemplari di oltre un grammo33. Il titolo indicato dagli Gnecchi è
182‰34. Ipotizzando un peso medio di ca. g 0,9235 il fino risulta di ca. g 0,17: praticamente il doppio
di quello calcolato per il denaro imperiale (g 0,08/0,09). Questo fatto induce a ritenere che il suo
valore non fosse un ottavo di soldo, ma bensì di un sesto, cioè di due denari. Ciò, oltre a rendere
più coerente tutto il sistema dei valori emessi, spiegherebbe la ripresa delle stesse raffigurazioni -
croce bifida/mezzo busto del santo con ai lati due lettere - circa una settantina d’anni dopo, sopra
monete che finora sono state identificate come sesini oppure come imperiali ma che, a parere di
chi scrive, dovevano possedere anch’esse il valore di due denari 36.

      Mentre nelle zecche di Como e Cremona a nome di Azzone Visconti furono battute diverse
tipologie di denari imperiali, a Milano se ne emise un unico tipo37. Cremona fu assoggettata nel
1334, Como l’anno successivo; in entrambe le città i primi denari imperiali sono completamente
differenti rispetto a quelli milanesi e questo fatto può forse significare che tra il 1334 ed il 1335 la
zecca milanese non aveva ancora cominciato a coniarli38. Si tratta di un’ipotesi che va approfondita
maggiormente, soprattutto alla luce di un risolutivo ordinamento dei denari imperiali di Como, la
cui seriazione non è stata ancora definita con esattezza. Gli esemplari in Collezione sono 11; i pesi
sono compresi tra g 0,72 e g 0,42, con un peso medio di ca. g 0,55. Come già accennato, gli Gnecchi
indicano tre differenti titoli: 167, 140 e 135‰39. Non possediamo indicazioni precise al riguardo ma
è probabile che nelle prime emissioni il fino fosse prossimo al valore più alto tra quelli indicati40. Il
CNI registra per questo nominale numerose varianti ma per alcune c’è il dubbio che si tratti di errori
di lettura causati dal cattivo stato dei pezzi esaminati.

Giovanni e Luchino Visconti (Signoria congiunta di Milano, 1339-gennaio 1349) (cat. nn.
431-468)

      Il giorno dopo la morte di Azzone (16 agosto 1339), il consiglio generale di Milano elesse i
fratelli Giovanni e Luchino Visconti Signori generali della città41. Giovanni e Luchino erano fratelli
di Galeazzo I e quindi zii di Azzone. Secondo quanto scrive Cognasso, Giovanni, che era anche
arcivescovo di Milano, poco tempo dopo l’elezione avrebbe lasciato al fratello la gestione politica,
mantenendo però il titolo di Signore42. Luchino morì il 21 gennaio 1349, lasciando unico dominus
Giovanni, il quale governerà da solo fino alla morte (5 ottobre 1354). Le monete coniate a nome
del solo Luchino furono quindi emesse durante il periodo di governo congiunto e in questa sede
si è pertanto ritenuto opportuno inserirle insieme a quelle recanti i nomi di entrambi. Nel periodo
di governo da solo, Giovanni emise sicuramente moneta poiché un documento del 9 luglio 1350
attesta la coniazione di denari imperiali43. Non potendo per il momento determinare se le altre
monete a nome del solo arcivescovo, tutte o in parte, furono coniate tra il 1339 ed il 1349 o dopo
la morte del fratello, si è deciso, in linea con la tradizione numismatica, di collocarle di seguito a
quelle emesse durante il periodo di governo in comune.

      Se il fiorino di Azzone si poneva ancora nella scia delle imitazioni formali di quello di Firenze44,
con Luchino e Giovanni questa tradizione si rompe. Quello emesso dai due Signori di Milano reca
da un lato - fatto del tutto nuovo in Italia - un elmo con un grande cimiero che richiama lo stemma
araldico di famiglia già presente sullo scudo inclinato che sostiene l’elmo stesso45. Dall’altra parte
sant’Ambrogio benedicente e con pastorale è seduto su un trono vescovile visto in prospettiva e
con due alti pinnacoli nella parte anteriore (cat. nn. 431-432)46. Il nome di Giovanni è posto sulla

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