Page 8 - Bollettino di Numismatica on line - Materiali n. 17-2014
P. 8

Roma, Museo Nazionale Romano	     Collezione di Vittorio Emanuele III
BdN online, Materiali 17 (2014)                          Lorenzo Passera

to (dal 1259) grossi aquilini di grande successo48. In passato, poiché si pensava che non vi fosse sta-
ta per i Goriziani alcuna interruzione di coniazioni lungo il XIII sec. si era ritenuto che i due fratelli
conti avessero battuto moneta a Merano contando sul diritto di zecca che già esercitavano a Lienz49.
Però, come abbiamo poco sopra specificato, a Lienz non esisteva più una zecca (almeno) dal 1202
e perciò appare chiaro che i Goriziani sfruttarono qualche altro presupposto giuridico che potesse
loro consentire di coniare. Non pare improbabile che usurpassero dal 1259 il diritto monetale ri-
servato ai Vescovi di Trento da Federico I fin dal 118250: solo quando il Re Rodolfo di Rotemburg
concesse ufficialmente lo ius cudendi a Merano (aprile 1274) i goriziani regolarizzarono i reciproci
diritti di zecca51. Alla fine dell’anno 1275 si stabilì l’autonomia della zecca di Merano rispetto alla
Contea di Gorizia; Alberto I (II) rinunciò alla sua parte di diritti in cambio del castello tirolese di
Heunfel52 e riaprì la zecca di Lienz. In quel lasso di tempo prese così a coniare per la Contea denari
con leggenda ALBERTVS COMES GORICIE DE LVONZE. Riguardo al divieto di conio impartito oltre
70 anni prima dal Patriarcato aquileiese, in questa fase i Conti godevano evidentemente di una po-
tenza militare e di un ruolo politico (necessario e funzionale comunque ai Patriarchi per contrastare
l’espansionismo veneziano) che consentì loro di eluderlo senza troppe difficoltà.

      Formalmente, vale forse la pena di sottolinearlo, la Contea di Gorizia continuava a non godere
di alcun diritto di zecca53 e per la ripresa delle coniazioni Alberto scelse ancora la città in cui risiede-
va, Lienz: l’autorizzazione a coniare gli poteva venire solo dal possesso di questo feudo che era già
stato sede di zecca, e non dal suo titolo comitale. Da qui, probabilmente, si pose la necessità di in-
dicare sulle monete la sede di coniazione (espressa con la formula epigrafica DE LVONZE) secondo
una pratica che verrà mantenuta da tutti i successori del Conte. Era la stessa scelta compiuta dallo
stesso Alberto, insieme con il fratello Mainardo, per le emissioni della zecca di Merano prima della
citata concessione di Re Rodolfo del 1274: sui denari aquilini veniva infatti indicato DE MARANO54.

      Alberto I (II) emise due tipologie di denari: il tipo che potrebbe essere il più antico pare
quello contrassegnato al dritto dallo stemma trinciato (cat. n. 4): nel primo d’azzurro al leo-
ne d’oro (arma del casato55), nel secondo sbarrato d’argento e rosso (a simboleggiare i feudi
dell’avvocazia Aquileiese). La leggenda è ALBERTVS COMES GORICIE. Al rovescio è raffigurata
una croce a braccia lunghe che porta stelle e lune alternate nei quarti e che divide la leggen-
da DE/LV/ON/≈E56. L’altro tipo di denaro emesso da Alberto I (II) presenta al dritto ancora il
leone rampante e la legenda ALBERTVS COMES con una rosa a sei petali e leggenda GORICIE
DE LVON≈E sul rovescio (cat. nn. 5-12). Le grande similitudine stilistica dei due denari induce
a considerarli contemporanei anche se la presenza del tipo crociato in un ripostiglio presu-
mibilmente più antico di altri potrebbe farlo ritenere precedente57. La scelta del Conte Alberto
I (II) di specificare DE LVONZE (= di Lienz) al verso dei denari crociati, nonostante le scelte
iconografiche, conforta l’ipotesi che la concessione di conio gli venisse dal possesso di questo
feudo e non dal titolo comitale. L’introduzione dopo poco tempo di un secondo tipo di dena-
ro (Leone/Rosa), se effettivamente successiva, potrebbe esser stata dettata dalla necessità di
adattare il nominale goriziano al cambio con la monetazione aquileiese che, proprio in quegli
anni, si stava alterando. Proprio negli anni ’70 del XIII secolo sono attestate ad Aquileia ben
4 renovationes monetae58. Nell’ambito delle registrazioni contabili goriziane l’alterazione del
valore della moneta aquileiese, a cui era certamente collegata la valuta goriziana trovandosi
nella stessa area monetaria, rendeva necessario distinguere tra una nuova moneta dei Conti che
seguisse la moneta aquilegensis nova, ed una vecchia moneta che seguisse la moneta aquile-
gensis vetus, come già suggerito da Saccocci59. Però, osservando i dati da rinvenimento, fu il
nuovo denaro goriziano con Leone/Rosa a seguire il vecchio valore che la moneta dei Conti
aveva tradizionalmente anche nei territori goriziani, mentre il denaro crociato seguì il valore
nuovo della moneta aquileiese. La moneta crociata, infatti, portava proprio il simbolo dei feudi
aquileiesi, mentre il nuovo tipo Leone/Rosa recava simboli alieni alla realtà friulana e probabil-

8
   3   4   5   6   7   8   9   10   11   12   13