Page 7 - Bollettino di Numismatica on line - Materiali n. 17-2014
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Roma, Museo Nazionale Romano	     Collezione di Vittorio Emanuele III
BdN online, Materiali 17 (2014)                          Lorenzo Passera

arbitrato richiesto dal Patriarca aquileiese Pellegrino datato 13 dicembre si ricordava che gli avvocati
non esercitavano diritto di conio. Ricordando nell’occasione quali fossero i diritti e i doveri avvo-
caziali di Mainardo II ed Engelberto III per stabilirne le competenze, si confermò che si manteneva
l’insieme delle prerogative vigenti al momento della morte di Vodolrico II Patriarca (1182)32: i Conti
spartivano col Patriarca rendite derivanti dalla carica di Avvocati ed esercitavano la giustizia sui de-
litti di sangue, riscuotevano dazi, ma soprattutto l’Avvocato monetam non habebat33. Con quest’atto
Pellegrino volle probabilmente puntualizzare quali fossero diritti e doveri perché c’erano state delle
usurpazioni da parte dei Conti che tendevano a considerare i feudi loro competenti come proprietà
private: la specifica moneta non habebat volle significare che il diritto di emettere moneta spettava
a lui solamente. I Conti smisero perciò, dal 1202, in qualunque modo o forma lo facessero (a pro-
prio nome, in maniera usurpatoria, in accordo o in nome del Patriarca) di battere moneta. In base
a questa ricostruzione, ci sembra di poter concludere che la coniazione degli Agleier goriziani (cat.
nn. 2-3), certo posteriori all’emissione di Pellegrino (1195-1204) ma interrotta dall’arbitrato del 1202,
siano perciò databili al periodo post 1195 e 1202 ca.

      L’imposizione aquileiese agli avvocati goriziani di non emettere moneta in quanto privi di ius
cudendi fu rispettata fino alla metà degli anni ’70 del 1200. In quest’arco di tempo, si era ritenuto
erroneamente che fossero state emesse delle monete attribuite ad Engelberto III o Mainardo II, che
governarono la Contea goriziana fino al 1232 circa. Di queste emissioni una è presente nel Meda-
gliere Reale e porta al dritto il leone rampante e leggenda +ENGELPERTVS o +MEINARDVS, ed al
rovescio una rosa a sei petali con leggenda +COMES GORICIE (cat. n. 1)34. Tali emissioni apparvero
nel già citato lavoro di Coronini Cronberg35: si trattava in realtà di monete che lo studioso lesse
in maniera errata e riprodusse integrandole nelle parti illeggibili. Di fatto, però non fece altro che
inventare delle nuove monete inesistenti. In seguito il noto falsario udinese Luigi Cigoi, proprio
sulla base dei disegni di Coronini, realizzò alcuni esemplari di queste monete: tali emissioni, come
segnalato nel catalogo a seguire, sono perciò da espungere dalla serie medievale goriziana perché
contraffazioni di età moderna36.

      L’arbitrato del 1202, come abbiamo detto, ottenne il suo effetto e non venne emessa moneta
goriziana fino all’ultimo quarto del XIII secolo37.

      Per la verità Luschin assegnò ai Conti di Gorizia anche alcuni denari di tipo frisacense, assenti
in Collezione38. L’unico esemplare di questo tipo, da mettere forse in relazione con la Contea di
Gorizia per il periodo di regno congiunto di Mainardo IV e Alberto I (II) (1258-1271), è una moneta
con al dritto una rosa a otto petali e la leggenda +[D]ELVNZE, ed al rovescio un castello a merlatura
tra due punti nel campo39. L’attribuzione alla Contea goriziana è suggerita essenzialmente da due
elementi: l’area di rinvenimento slovena40 e la leggenda DE LVNZE accompagnata dal tipo della
rosa41. Questo simbolo riscontrabile sulle monete di Gorizia è stato variamente interpretato come
un puro ornamento utilizzato anche per altre monetazioni42, oppure come ripresa dal simbolo della
città di Lienz43.

      Tale simbolo, inoltre, voleva quasi certamente ricordare l’Abbazia di Rosazzo (UD) che dal
1269 era divenuta l’abbazia del casato ed in seguito divenne il simbolo della città di Lienz. In ra-
gione di queste osservazioni per quest’emissione non sembra erroneo proporre una datazione post
1269. Altri autori mettono in relazione ai Conti di Gorizia altre emissioni44, ma al riguardo sussistono
delle concrete possibilità che si tratti invece di monete di area frisacense45.

La ripresa delle coniazioni: Alberto I (1274/5-1304)
      Nel 1271 i Conti goriziani si divisero i beni del casato: a Mainardo IV (1258-1295) andò il Tirolo,

mentre al fratello Alberto I (II) i restanti domini46. Si trattò di una scissione in cui anche i rapporti
economici risultarono regolati da trattati47. Dal punto di vista della monetazione, i due fratelli Mai-
nardo ed Alberto godevano dei proventi della zecca meranese a titolo collegiale, ed avevano conia-

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