Page 12 - Notiziario del Portale Numismatico dello Stato n. 15/2021
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                   legato strettamente a quello biblioteconomico ed archivistico seppur intimamente connesso
                   con esso, in quanto espressione dei secoli di espansione della biblioteca secondo le idee dei
                   suoi custodi, prefetti o direttori che si sono succeduti nel suo governo.
                         La volontà di realizzare un percorso museale permanente, che esponga al pubblico le
                   varie tipologie di collezioni possedute dalla Casanatense, si innesta in un progetto già avviato
                   nel Settecento dal prefetto Giovanni Battista Audiffredi (1714-1794) che realizzò un museo-
                   lum contenente reperti archeologici e di storia naturale, monete, medaglie, zolfi e strumenti
                   scientifici . L’esposizione delle collezioni casanatensi ha come obiettivo la valorizzazione per
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                   migliorare le condizioni di conoscenza, incrementando la fruizione pubblica, così da permet-
                   tere al visitatore di ammirare la testimonianza storica e, al contempo, ricostruire virtualmente
                   il patrimonio non più presente fisicamente nell’istituto, come il nucleo denominato “Colle-
                   zione Casanatense”, conservato al Museo Nazionale di Palazzo Venezia, il cui catalogo è stato
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                   pubblicato nel 2010 da Serafina Pennestrì .
                         Prima di addentrarci nel Salone, merita una tappa obbligatoria la cosiddetta “stanza
                   del cardinale”, che chiude la lunga teoria di ambienti che accolgono il percorso museale.
                   Nel 1736, al pittore Giovanni Mezzetti fu dato l’incarico di decorare e affrescare il soffitto
                   della stanza con un programma iconografico che celebrasse i due massimi esponenti della
                   Patristica e della Scolastica: i santi Agostino e Tommaso in adorazione della Trinità, che invi-
                   tano idealmente il visitatore ad entrare in un “Paradiso sotto forma di Biblioteca”, così come
                   avrebbe affermato il grande Jorge Luis Borges. E alla vista del grande “vaso” della Biblioteca
                   Casanatense si ha la consapevolezza che la sua affermazione sia veritiera.
                         Appena varcata la soglia si avverte una sensazione di coinvolgimento: i 60.000 volumi
                   che sono custoditi nelle scansie lignee, sormontate da cartigli che ne annunciano la collo-
                   cazione per materia, promanano la conoscenza, il prodotto dell’ingegno umano che si ma-
                   terializza nell’esercizio della creatività. La distribuzione delle ventisette materie nelle quali il
                   patrimonio bibliografico è suddiviso non è un semplice frutto del caso, ma bensì esalta un
                   gioco di ascisse e ordinate che conducono il lettore dalle classificazioni terrene a quelle teo-
                   logiche e viceversa, in modo da congiungere il mondo umano e soprannaturale in un dialogo
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                   reciproco .
                         È impossibile non perdersi in questo tempio del sapere, tuttavia un distico , composto
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                   dal teologo padre Giacinto Serry, chiede al visitatore il motivo di tanto affanno nella ricerca
                   tra mille libri, quando la risposta è in Tommaso che fu un contenitore di sapere ancora più
                   grande. Alzando gli occhi infatti, si può ammirare la particolare rappresentazione del filosofo
                   aquinate, racchiusa all’interno di un clipeo, dove l’iconografia è un unicum nel suo genere
                   perché il santo, invece di presentare la sua Summa Theologiae, mostra la Bibbia che sta ad
                   indicare la vocazione universale della Biblioteca e lo spazio deputato a contenere la Sapienza
                   divina.
                         La vocazione universale della Biblioteca è testimoniata dalla presenza di importanti
                   strumenti di studio e di insegnamento che permettono di misurare le distanze astronomiche
                   e di conoscere la rappresentazione spaziale della terra o del cielo. Tra questi preziosi oggetti
                   scientifici, che hanno anche una funzione ornamentale, figura la sfera armillare, che è stata
                   acquistata dal maestro generale dei domenicani, Antonin Cloche, nel marzo 1703 e fatta re-
                   staurare e parzialmente modificare per apportare migliorie al fine di renderla “più copiosa e
                   di maggior intelligenza per far conoscere li due sistemi di Ticone e di Copernico”. In realtà
                   dietro a questa correzione c’è una concezione che prende in considerazione il sistema enun-
                   ciato dal danese Tycho Brahe (1546-1601), che mette in dialogo il geocentrismo con l’elio-
                   centrismo, fino a quel momento terreno di scontro tra due visioni diverse. Il sistema ticonico,
                   dunque, rappresenta in quel periodo storico una soluzione che viene accettata dalla Chiesa
                   in piena era del controllo della ricerca dell’universo.
                         Altri due importanti strumenti sui quali è proiettata l’idea del mondo in età moderna
                   sono i due globi, terrestre e celeste, che sono realizzati a inchiostro e dipinti a tempera dal
                   cartografo e cosmologo fabrianese Silvestro Amanzio Moroncelli (1652-1719), abate della
                   Congregazione dei Silvestrini della vicina chiesa di S. Stefano del Cacco. Sul lato opposto al
                   fondale, invece, e precisamente sull’antico ingresso della Biblioteca, troviamo un orologio
                   che evidenzia lo scorrere del tempo ed una targa di legno ove è inciso il breve pontificio




                   Il progetto del nuovo percorso museale                                                L. Marchi





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