Page 6 - Bollettino di Numismatica on line - Materiali n. 4-2013
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Roma, Museo Nazionale Romano	    Collezione di Vittorio Emanuele III
BdN online, Materiali 4 (2013)                    Stefano di Virgilio

contributi di Michele Chimienti3, si è riusciti col tempo a dare una scansione un po’ meno nebulosa
delle emissioni comunali e dei periodi di autonomia.

      Grazie all’analisi del ripostiglio della Rosola, Chimienti è riuscito a ipotizzare un ordinamento
cronologico attendibile, basandosi sull’usura degli esemplari4 ed evidenziando che il peso medio
dei diversi tipi di bolognini risulta essere inversamente proporzionale al loro stato di usura; in prati-
ca, i tipi che pesano meno sono ragionevolmente più antichi rispetto agli altri, mentre i più recenti
sono in miglior stato di conservazione e di maggior peso. Il ripostiglio della Rosola, rinvenuto nel
1841, conteneva in maggioranza bolognini di Bologna e Modena in numero sufficientemente eleva-
to da consentire una suddivisione tipologica e approfondimenti statistici.

      Dopo le emissioni comunali, ordinate secondo la probabile successione cronologica ipotizza-
ta dal Chimienti, vi sono quattro brevi serie “signorili”. La prima, probabilmente emessa durante il
governo di Bertrando del Poggetto (1327-1334), nipote di papa Giovanni XXII, che riprese posses-
so della città5; la seconda a nome di Taddeo Pepoli (1337-1347), che fece battere un agontano ad
imitazione di quello di Ancona; la terza, a nome dei figli di Taddeo, Giacomo e Giovanni Pepoli
(1347-1350), e la quarta a nome di Giovanni Visconti (1350-1360).

      Dopo questi governi, la Chiesa riprese possesso di Bologna, confermando la propria autorità
con l’emissione di monete a nome di Urbano V (1362-1370) e Gregorio XI (1370-1378). Tra il 19 e
il 20 marzo 1376, però, i Bolognesi si ribellarono nuovamente all’autorità papale che stava preci-
pitando nello Scisma e, pur rimanendo formalmente nell’ambito dello Stato della Chiesa, Bologna
acquisì una forte autonomia6. In questo periodo, dal punto di vista monetario, sono da evidenziare
due importanti innovazioni; sotto Taddeo Pepoli fu introdotto il grosso agontano, che sarà ribattuto
durante il periodo dell’autonomia, ma solo sporadicamente. Di sicuro più importante è invece l’in-
troduzione della prima moneta d’oro bolognese, il bolognino d’oro, nel 1380; questa innovazione
pose anche Bologna al pari delle altre importanti città italiane dell’epoca che, sulla scia di Firenze,
Genova e Venezia, potevano vantare la coniazione di una moneta propria di oro purissimo, accet-
tata nelle più importanti transazioni commerciali.

      Questa prima suddivisione delle monete della zecca di Bologna, facenti parte della Collezione
Reale, si chiude con i bolognini grossi e i piccioli battuti tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo,
quando Bologna, di lì a poco, verrà di nuovo retta da due brevi signorie, quella di Giovanni I Ben-
tivoglio (1401-1402) e di Gian Galeazzo Visconti (1402-1403).

                                                            NOTE

1 Per una diversa identificazione del dritto e del rovescio del bolognino v. Di Virgilio 2009, pp. 55-56.
2  Chimienti 2009, pp. 36-49.
3  Vedi bibliografia in Ibidem, p. 79.
4  Chimienti 1994, pp. 19-49.
5  Idem 2009, pp. 108-109.
6  Ibidem, p. 116.

* Per l’esatta raffigurazione grafica dei segni di abbreviazione e interpunzione delle leggende si rimanda alle immagini
delle monete presenti in ciascuna scheda.
** L’acquisizione in digitale delle immagini é stata effettuata da Gianfranco Boscarino, Soprintendenza Speciale per i
Beni Archeologici di Roma, Medagliere.

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