Page 8 - Bollettino di Numismatica on line - Materiali n. 35-2015
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Roma, Museo Nazionale Romano	     Collezione di Vittorio Emanuele III
BdN online, Materiali 35 (2015)          Arianna DʼOttone Rambach

numismatico vaticano46. In seguito la BNCR fu dotata di un consistente fondo di testi a stampa in arabo,
della scelta e dell’acquisto dei quali fu incaricato Carlo Alfonso Nallino (Torino, 1872 - Roma, 1938)47.
Arabista e islamista, C.A. Nallino catalogò – pur parzialmente – la Collezione Reale di manoscritti orien-
tali a Torino48 e fu anche collezionista di monete arabe: la sua raccolta è oggi al Museo Nazionale d’Arte
Orientale di Roma49.

      A partire dal 1871, inoltre, un consistente numero di orientalisti si spostò da Firenze – dove nel 1872
venne creata la Società Italiana per gli Studi Orientali50 – a Roma51. E Roma, nel 1935, ospitò la XIX edi-
zione del Congresso Internazionale degli Orientalisti52, in occasione della quale una mostra di manoscritti e
documenti orientali venne allestita dalla Biblioteca Apostolica Vaticana e dall’Archivio Segreto53.

      Al 1904 risale l’istituzione, a Roma, di un Erbario e Museo Coloniale – primo atto di una storia tor-
tuosa che porterà alla creazione, e al successivo trasferimento, del Regio Erbario Coloniale a Firenze e, nel
1914, alla creazione di un nuovo Museo Coloniale a Roma54. Museo quest’ultimo, dall’esistenza e dall’i-
dentità tormentata, che accoglierà anche raccolte numismatiche di eccezionale interesse tra cui monete
auree delle zecche tripoline e delle prime dinastie arabe55.

      Nel 1905, cinque anni prima della pubblicazione del primo dei venti volumi del CNI, venne pubblicato
il primo dei dieci volumi di un’opera altrettanto monumentale: gli Annali dell’Islam - a cura di Leone Cae-
tani (1869-1935)56 il quale, nel 1924, istituì la “Fondazione Caetani per gli studi musulmani”57.

      Due anni dopo, nel 1907, la Rivista degli Studi Orientali venne fondata dai docenti della Scuola Orientale
dell’Università di Roma. Tuttavia lo spoglio della Rivista effettuato dagli autori dell’Index Islamicus segnala,
negli anni che vanno dalla sua fondazione fino al 1955, solo due contributi di interesse numismatico58.

      Se il distacco dall’ambiente accademico di Eugenio Griffini (1878-1925), che dal 1920 si trasferì sta-
bilmente al Cairo ricoprendo la carica di bibliotecario del re Fu’ād I d’Egitto59, determinò una lunga battuta
d’arresto, solo di recente conclusasi, nella catalogazione dei manoscritti yemeniti del Nuovo Fondo della
Biblioteca Ambrosiana di Milano60, nondimeno, negli anni Venti, gli scambi commerciali tra Italia e Yemen,
già iniziati dal 1905, divennero viepiù consistenti. L’Italia di Mussolini, principale antagonista dell’Inghil-
terra nel Mar Rosso, fu la prima a riconoscere, nel 1926, il Regno mutawakkilita dello Yemen61. L’azione
di contrasto contro gli inglesi comportò inoltre l’emissione, a seguito di un accordo del 1935 con l’Austria,
dei talleri di Maria Teresa prodotti dalla zecca di Roma per un periodo di 25 anni62.

      Del 1929 è la prima uscita, in più volumi, della Enciclopedia Italiana – del cui consiglio direttivo fa-
ceva parte Carlo Alfonso Nallino63 già Direttore, dalla sua fondazione nel 1921, dell’Istituto per l’Oriente
(IPO) – che includeva l’ampia voce “Arabi”64. Negli anni Trenta lo stesso Nallino ripubblicò, aggiungendo
un ampio apparato di note, la Storia dei Musulmani di Sicilia di Michele Amari65.

      Vivaci anche i mezzi d’informazione e la stampa: testate quali La Stampa, Il Paese, Il Mondo, l’Unità
accoglievano, oltre a pezzi relativi alla vita politica, anche contributi di alta divulgazione scientifica relativi
al Medio Oriente a firma di accademici orientalisti e arabisti quali David Santillana (1855-1931)66, Giusep-
pe Gabrieli (1872-1942)67, Leone Caetani (1869-1935)68 e Giorgio Levi Della Vida (1886-1967)69. A partire
dal 1934 Radio Bari è la prima stazione europea a trasmettere in arabo70.

      Dal 1932 il Museo Coloniale, dislocato in quegli anni nel Palazzo della Consulta, ospitò una scuola
per la formazione dei funzionari coloniali istituita dal Ministero delle Colonie: tra le materie insegnate v’era
anche diritto islamico e arabo71. Proprio tracciando un bilancio degli studi di arabo nel cinquantennio 1921-
1970 Laura Veccia Vaglieri (1893-1989)72 – autrice di una assai longeva e ineguagliata grammatica araba73–
così scriveva: Una materia non aveva trovato presso i nostri arabisti l’interessamento che pur merita: la
numismatica. Se pel passato ci sono stati studiosi che hanno fornito notizie su collezioni di monete arabe

in Italia e fra essi ce ne sono stati che hanno redatto cataloghi, i loro lavori vanno giudicati prove di buona

qualità, ma non certo contributi definitivi74.
      D’altra parte appare non inutile considerare la ragione per la quale la pubblicazione del CNI portò ad

affossare gli studi di numismatica post-classica in Italia, anziché rinvigorirli: tale ragione, scrive Andrea

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