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Il Medagliere del Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Collezione Farnese
Collezioni numismatiche storiche del Museo Archeologico di Napoli

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Collezioni numismatiche storiche del Museo Archeologico di Napoli – Collezione Farnese

Lista Monete

Foto dritto/rovescio Num. Inv. Stato Autorità Zecca Nominale Cronologia Cat
Foto dritto Foto rovescio F.r. 15993 Roma, Impero Antonino Pio Roma medaglione post 145 d.C. II.1.1
Foto dritto Foto rovescio F.r. 16001 Roma, Impero Antonino Pio Roma medaglione post 145 d.C. II.1.2
Foto dritto Foto rovescio null Roma, Impero Pescennio Nigro medaglione null II.1.3
Foto dritto Foto rovescio F.r. 16026 Roma, Impero Alessandro Magno contorniato null II.1.4
Foto dritto Foto rovescio F.r. 16028 Roma, Impero Ignota contorniato null II.1.5
Foto dritto Foto rovescio F.g. 9453 Regno Tolemaico d'Egitto Tolomeo II Egitto ottodrammo 261 a.C. II.1.6
Foto dritto Foto rovescio F.g. 7942 Regno di Pergamo Filetero II Pergamo tetradrammo 274-263 a.C. II.1.7
Foto dritto Foto rovescio F.g. 7943 Regno di Pergamo Attalo I Pergamo tetradrammo 241-197 a.C. II.1.8
Foto dritto Foto rovescio F.g. 6689 Regno di Macedonia Perseo Amphipolis tetradrammo 174-173 a.C. II.1.9
Foto dritto Foto rovescio F.g. 8730 Regno di Siria Alessandro Balas Antiochia tetradrammo 147-146 a.C. II.1.10
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La collezione Farnese

La collezione d'arte dei Farnese, che comprendeva monete, argenterie, gemme (figg. 1a - 1b - 2 - 3 - 4 - 5) e cristalli di rocca, sculture, iscrizioni disegni e dipinti, fu una delle più importanti e cospicue d'Europa del XVI secolo. Iniziata a Roma da papa Paolo III (1534-1549) venne incrementata dai suoi nipoti, il secondo duca di Parma Ottavio Farnese (1524-1586) e dai cardinali Ranuccio (1530-1565) e Alessandro (1520-1589) grazie ai fortunati scavi effettuati in aree archeologiche di Roma, ad acquisizioni o donazioni di altre collezioni private ed acquisti.

Un artefice della formazione della collezione d'arte dei Farnese fu Fulvio Orsini (1529-1600), bibliotecario, esperto antiquario e numismatico di fama al servizio prima del cardinale Ranuccio e poi del fratello Alessandro. In qualità di conservatore d'arte della famiglia, egli, si prodigò molto nell'attività di ricerca e di reperimento di antichità. Fine conoscitore e lui stesso collezionista, lasciò alla sua morte al cardinale Farnese le proprie preziose raccolte, in particolare oltre quattrocento gemme, alcune firmate da illustri incisori, e quasi duemilacinquecento monete tra cui alcuni rari esemplari.

Non è possibile stabilire con certezza il numero preciso di monete che formavano la raccolta farnesiana, essendo stati molti esemplari inventariati complessivamente, ma sicuramente si trattava di migliaia di pezzi custoditi, insieme ad altri oggetti preziosi di piccole dimensioni, in un sontuoso enorme armadio a cassetti appositamente commissionato dal cardinale Alessandro nel 1578.

La raccolta, incrementata tra il ‘500 e il ‘700, seguì le sorti dell'intera collezione di famiglia. Essa, infatti, entrata a far parte per via ereditaria del patrimonio di Margherita d'Austria, vedova di Alessandro Farnese e sposa in seconde nozze di Ottavio Farnese, fu trasferita a Parma, ad eccezione delle grandi sculture. Il trasferimento degli oggetti preziosi avvenne per volontà di Ranuccio II nella seconda metà del XVII secolo. A Parma la raccolta monetale, arricchita con l'immissione della collezione del Foucault, venne riordinata ed esposta in tavolini nella Galleria Ducale, visitata da numerosi viaggiatori ed eruditi europei.

Poiché nel 1731 Antonio Farnese, ultimo duca di Parma, morì senza eredi diretti, fu chiamato alla successione Carlo, figlio di Filippo V di Spagna e di Elisabetta Farnese, ultima erede della famiglia. Divenuto re di Napoli nel 1734, egli fece trasportare da Parma e da Roma le collezioni della famiglia Farnese che nel 1736 giunsero nel Palazzo Reale di Napoli. Trasferite successivamente a Capodimonte, che da casino di caccia era stato trasformato in Museo, le monete vi rimasero fino al 1806 esposte in filze girevoli che consentivano di visionare entrambe le facce senza toccare gli esemplari. Con l'arrivo dei Francesi, Ferdinando IV portò la collezione con sé nella fuga a Palermo e poi di nuovo a Napoli nel 1817 dove fu collocata nel Real Museo Borbonico. Nel corso di questa serie di trasferimenti, furti e dispersioni segnarono la raccolta che, nel 1848, giaceva in disordine. Essendo confluite nel museo napoletano altre importanti collezioni e donazioni, oltre alle numerose monete che venivano alla luce dagli scavi archeologici condotti in tutta l'Italia centro-meridionale, si rese necessario un decisivo riordino del Medagliere. Dopo l'Unità d'Italia l'incarico venne affidato all'insigne studioso Giuseppe Fiorelli che procedette in breve tempo ad una risistemazione generale delle monete formando con i vari nuclei una sola grande raccolta articolata in fasce cronologiche, uniformandosi agli altri medaglieri europei, ma facendo così perdere tutti i dati di provenienza.

Uno studio condotto da Renata Cantilena ha consentito l'identificazione di molti degli esemplari farnesiani. Il lavoro scientifico si è basato sul riscontro incrociato di documenti di archivio, antichi inventari, cataloghi manoscritti, pubblicazioni a stampa e suffragato dal confronto con i calchi in solfo eseguiti da William Dugood nel 1732 quando la collezione era a Parma, ora conservati nell'East Yorkshire presso la Burton Constable Hall.

Nell'ambito dell'attuale esposizione delle raccolte numismatiche (fig.6) la cinquecentesca collezione Farnese è stata esemplificata con una scelta di monete, medaglioni e "contorniati" che meglio illustrano i generi preferiti dagli eruditi e dai collezionisti del Rinascimento: i ritratti degli uomini illustri effigiati sulle monete che con le relative leggende associate consentivano di dare un volto ai protagonisti della storia antica e permettevano di identificare, anche se talvolta approssimativamente o fantasiosamente, i personaggi rappresentati nei ritratti che il mercato antiquario offriva; le raffigurazioni dei rovesci delle monete romane che confermavano gli episodi storici raccontati dalle fonti o rappresentavano celebri monumenti dell'antichità scomparsi o non più identificabili.

I Farnese vantavano un gran numero di medaglioni che per la loro peculiarità e rarità trovavano particolare favore presso i collezionisti. In realtà non si tratta di vere e proprie medaglie, come quelle prodotte a partire dall'età rinascimentale, a carattere puramente celebrativo o onorifico e quindi prive del carattere di mezzo di scambio, ma piuttosto monete di grandi dimensioni dal valore nominale eccezionale coniate in circostanze straordinarie per scopi celebrativi e destinate ad essere distribuite dall'imperatore in occasioni speciali (trionfi, festività di inizio d'anno, celebrazioni, anniversari). Essendo però molto richiesti dal mercato antiquario vennero già dal Cinquecento imitati o deliberatamente falsificati anche da validi artisti che crearono copie di altissima qualità; un esempio è il medaglione di Pescennio Nigro ritenuto falso o di dubbia autenticità dal Fiorelli e pertanto collocato tra gli "scarti" della collezione, ma considerato dai Farnese un pezzo di gran valore valutato migliaia di scudi.

Identica fortuna presso i collezionisti la ottennero nei secoli XVI e XVII i "contorniati", dischi in bronzo privi di funzione monetale prodotti tra IV e V secolo d.C. che presentano da un lato la testa di personaggi celebri del mondo greco o di un imperatore romano e sull'altro svariati tipi, soprattutto scene di giochi circensi. Incerta la loro funzione: donativi, gettoni, tessere per l'ingresso al circo, premi o pedine da gioco, prendono il nome dal contorno esterno reso sulle due facce da un solco circolare.

Teresa Giove

 

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MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI NAPOLI. La Tazza Farnese. © SSBANP.MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI NAPOLI. La Tazza Farnese. © SSBANP.MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI NAPOLI, Collezione Farnese - cammeo in agata onice: Leda e il cigno (inv.25967). © SSBANP.MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI NAPOLI, Collezione Farnese - cammeo in agata onice: Leda e il cigno (inv.25967). © SSBANP.
Figura 1a – La Tazza FarneseFigura 1b – La Tazza FarneseFigura 2 – inv.25967Figura 3 – inv.25967
MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI NAPOLI, Collezione Farnese - cammeo in agata sardonica: Icaro e Dedalo, Pasiphae e Artemide (inv.25838). © SSBANP.MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI NAPOLI, Collezione Farnese - cammeo in agata sardonica: Gara tra Atena e Poseidon per il dominio sull'Attica (inv.25837). © SSBANP.MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI NAPOLI, Collezione numismatica: vetrine Collezione Farnese. © SSBANP.
Figura 4 – inv.25838Figura 5 – inv.25837Figura 6 – Vetrine Collezione Farnese

 


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