Page 6 - Bollettino di Numismatica - Materiali n. 44-2016
P. 6
Roma, Museo Nazionale Romano Collezione di Vittorio Emanuele III Bollettino di Numismatica, Materiali 44 (2016) Giorgio Fusconi zecca di Ravenna, sciogliendo il monogramma in rav, mentre il secondo a quella di Parma, scio- gliendo il monogramma in Par Una terza possibilità potrebbe essere invece Piacenza, data la forte somiglianza del monogramma con quello dei due esemplari del ritrovamento di Ilanz Nei primi decenni del IX secolo la zecca di Piacenza cessò la sua attività poiché dall’818 in poi non sono noti documenti con citazioni di monetieri e non si conoscono neppure monete dell’epoca attribuibili con suffciente attendibilità alla zecca piacentina 26 L’età comunale (1140 - XIV secolo) Le monete di epoca comunale emesse dalla zecca di Piacenza si caratterizzano per un’immo- bilità stilistica molto accentuata e solo un’attenta osservazione consente di evidenziare le piccole differenze che identifcano le diverse emissioni Al dritto è sempre presente il nome dell’imperatore 27 Corrado II , ra / Con / di in tre righe nel campo e + reGiS SeCvndi in leggenda, mentre al rovescio è riportato il nome della città, + de PlaCen in leggenda circolare che prosegue nel campo con le tre lettere C i a disposte a triangolo, al centro del quale si trova, generalmente, un globetto (fg. 2) Figura 2 – Grosso da 6 denari piacentini, emissione del 1219-1230 (cat n 9) Fino a qualche tempo fa le conoscenze sull’attività della Zecca durante l’età comunale erano molto limitate e le monete di questo periodo venivano generalmente presentate attraverso un 28 semplice elenco casuale di varianti senza alcun legame cronologico fra loro e con descrizioni a 29 30 volte non sempre corrette A partire dagli anni ’90, grazie alla disponibilità dei Musei di Palazzo Farnese di Piacenza, sono 31 state condotte alcune ricerche che hanno consentito di collocare le diverse varianti conosciute in una successione cronologica ben defnita Per questi studi sono risultate di fondamentale impor- 32 tanza le analisi metallografche di tipo non distruttivo (fuorescenza a raggi X), effettuate su oltre 150 esemplari appartenenti alle Raccolte Numismatiche dei Musei di Palazzo Farnese e ad alcune importanti collezioni private, e le analisi di tipo distruttivo (analisi per via umida ICP-AES) su mo- nete assai comuni appartenenti a collezioni private Altrettanto utile è stato l’esame delle principali 33 35 34 fonti documentarie e dei manoscritti Pallastrelli riguardanti l’attività della zecca di Piacenza in età comunale, oltre alle notizie relative ai ripostigli noti contenenti monete piacentine, dei quali è stato possibile risalire a una datazione attendibile 36 In particolare, le fonti documentarie hanno permesso l’identifcazione di capisaldi cronologici e, in alcuni casi, anche la conoscenza delle caratteristiche intrinseche (peso e titolo in argento) di alcuni nominali Le principali fonti sono le seguenti: 6
   1   2   3   4   5   6   7   8   9   10   11