Page 6 - Bollettino di Numismatica on line - Materiali n. 11-2013
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Roma, Museo Nazionale Romano	     Collezione di Vittorio Emanuele III
BdN online, Materiali 11 (2013)                             Andrea Pucci

simo Ridolfi…adì 9 Xbre 1825 - Ieri l’altro…ricevei un suo pregiatissimo foglio col quale m’invitava
a riparare all’inaspettata rottura del conjo dell’Arme per l’impressione delle Dene. Fortunatamente del
nuovo paro di conj, che per detta lavorazione sta facendo il Nannucci quello dell’Arme non mancava che
della tempera e della pulitura. Mi affrettai portando a mandare subito a temperare il suddetto conjo, del
quale adesso che sono le ore nove e mezzo della mattina, essendo ultima la pulitura, ho l’onore di accom-
pagnarlo colla presente a V.S. Ill.ma. Carlo Siries15. La mezza dena venne coniata solo nel 1826, mentre, le
battiture della dena furono così numerose che nell’anno 1843 oltre 700.000 pezzi uscirono dalla zecca16.

      In quel tempo, il primo e unico incisore era Carlo Siries, ma i suoi problemi di salute e l’inca-
rico che ricopriva come direttore delle gallerie granducali, impedivano alla zecca di far fronte alle
esigenze relative la disponibilità dei nuovi conî per la monetazione. Pertanto, si dovette ricorrere
all’aiuto di un altro incisore per la preparazione dei nuovi conî; in seguito a un concorso bandito
dalla zecca, venne incaricato Pietro Cinganelli. Nel 1826, quest’ultimo eseguì i bei conî del fiorino
e del paoli dieci …che siano ritenuti le date sin qui respettivamente attribuite a ciascuna specie
di moneta assegnando quella di Firenze al nuovo Fiorino e ritenendo la leggenda latina, come si
è finora esistito, adottando l’I. e R.A. Sua per le leggende della nuova moneta – Susceptor Noster
Deus17. Con la parziale approvazione da parte del sovrano del nuovo sistema e il mantenimento del
vecchio, si venne a creare una notevole confusione in campo monetario; basti ricordare che oltre 22
tipi di monete, di diversa bontà, circolavano legalmente nel granducato e, se a essi si aggiungono i
“residui” delle monete medicee che mai erano state proibite, erano necessarie delle notevoli qualità
matematiche per poter acquistare e spendere senza cadere in errore!

      Figlia della nuova monetazione fu anche la moneta d’oro da ottanta fiorini …che sia autoriz-
zata la zecca a battere la nuova moneta d’oro alla bontà di Karati 24 del valore di paoli dugento
o fiorini ottanta portando sul dritto lo stemma di S.A.I. e R. contornato dall’Augusto di Lui Nome, e
sul rovescio un giglio con le leggende espressive del di lei valore…18. Essa venne battuta a partire dal
1827 ma, come giustamente ricorda Giovanni Baldasseroni, la maggior parte dei pochi pezzi battuti
…passò subito all’estero, gli altri sparirono subito come articoli di curiosità o come facili a rappre-
sentare, in piccol numero, un buon peculio, ne vennero mai in circolazione…19.

      Nel 1828, a fronte di una richiesta fatta da alcuni commercianti, si procedette alla coniazione del
tallero con l’effige di Maria Teresa e già battuto dal predecessore Ferdinando III: adì 14 novembre 1828
– S.A.I. e R….si è degnata, colla veduta di secondare la speculazione privata di alcuni mercanti, d’au-
torizzare V.S. Ill.ma ad intraprendere la monetazione del tallero alla consueta bontà e peso legale per il
valore nominale di 6.4.8 non ostante che in tutte le lavorazioni intraprese in altri tempi colle istesse mire,
questo prezzo fosse fissato a lire 6.5.20. Questo tallero venne battuto solo nel 1828, 1829, 1832, 1833 e nel
1857 fino all’ultima battitura dell’anno 1858, in una quantità pari a oltre 480.000 pezzi21.

      Le altre monete d’argento, alla bontà di once 11 d’argento fine per libbra, battute durante il
regno di Leopoldo II, furono: le sopramenzionate monete da paoli dieci e fiorino, il paoli cinque
(battuto dal 1827 al 1834), il paolo (dal 1831 al 1858) e paolo mezzo (dal 1832 al 1857).

      Più numerose furono le monete di mistura che vennero coniate in questo periodo ed esatta-
mente i quattrini dieci alla bontà di once 3,15 d’argento alla libbra (1826-1827, 1854-1855 e 1858-
1859), i quattrini cinque (1826-1831 e 1849-1854)22, i soldi due (battuti solo nel 1826 a nome di
Ferdinando III), il soldo o tre quattrini (battuti dal 1824 al 1856 ad eccezione di qualche anno) alla
bontà di denari 16 d’argento alla libbra e infine il quattrino alla bontà di denari 6 d’argento alla
libbra, battuto ininterrottamente, salvo nell’anno 1839, dal 1825 al 1858.

      La varietà dei conî battuti e il numero di incisori che si cimentarono nella loro realizzazione
fanno della monetazione di Leopoldo II una tra le più interessanti di tutto il periodo lorenese, se-
conda solo, a mio parere, alla monetazione di Pietro Leopoldo.

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